mercoledì 12 aprile 2017

R. Mazzeo, T. Ramadan, Il musulmano e l'agnostico, ed. Erickson, 2017

Il conflitto tra la civiltà islamica e quella occidentale è davvero così inevitabile come molti vogliono farci pensare? La religione è necessariamente un ostacolo alla sopravvivenza di uno Stato pluralista e democratico? Si può essere musulmani e, al contempo, europei?
Con queste domande in mente, fin dalla quarta di copertina, Riccardo Mazzeo e Tariq Ramadan ci inducono a una riflessione salutare e necessaria non solo e non tanto per l'attualità dei temi trattati, ma soprattutto perché a loro basta poco per mandare in frantumi un mucchio di luoghi comuni, di errori atavici, soprattutto di problemi impostati in maniera falsa o artefatta. Il musulmano e l'agnostico non è una delle tante riflessioni sul cosiddetto "problema dell'islam", ma un libro in cui ci si domanda, all'inizio: esiste un problema dell'islam? Così per ognuna delle questioni affrontate. Qui la capacità dei due autori assume il suo massimo spessore: un po' nel creare finalmente il dubbio su tante cose che finiscono per sembrarci vere non perché lo siano, ma solo perché le abbiamo sentite ripetere mille volte, sempre con le stesse parole e le stesse reazioni, nei telegiornali e nei talk-show; ma soprattutto nel tornare a inquadrare da capo ogni problema, che spesso – sulla scorta di un'analisi testuale ampia e documentatissima – assume una luce e un senso nuovi. Come nuova è la direzione che prende il discorso.
Fondamentale l'esame della religione (anzi, delle religioni, in generale, non solo dell'islam o del cristianesimo in particolare) in rapporto alla società secolarizzata. A partire dall'evidenza che, per ogni persona che propaganda o compie violenza in nome della religione, ve ne sono 1.000 che professano la propria religione per quello che è e dovrebbe essere sempre: la salvezza di ciascuno e del tutto (basterebbe la banalità di questa considerazione, per chiudere immediatamente la metà di dibattiti televisivi e giornalistici sull'argomento, di quelli che fanno a gara a chi è più facinoroso), Mazzeo seguendo la lezione di Bauman evidenzia che il problema non sono le religioni, ma l'uso non religioso che se ne fa, strumentalizzandole per farne dei mezzi di potere. Basta questo per condannare le religioni (o addirittura le persone religiose) tout court? Ovviamente no. Per una questione di metodo, prima ancora che di opportunità. C'è infatti chi abusa della ragione allo stesso modo, piegandola ai propri fini: per questo motivo si vorrà negare all'uomo l'uso della ragione? Paradosso che serve a prendere consapevolezza del fatto che a volte, dietro al rifiuto della religione, c'è la propaganda irragionevole di una ragione totalizzante che ha il bieco obiettivo di chiudere all'uomo la prospettiva del cielo (non nel senso temporale del futuro, ma in quello pittorico della sguardo), privandolo di ogni speranza per confinarlo nel contingente-materiale, nel quale l'uomo può facilmente venir assoggettato da ogni forma di totalitarismo, da quello comunista (che riduce l'uomo a lavoratore) a quello capitalista (che riduce l'uomo a consumatore di merci e servizi, se può pagare; a rifiuto da tenere ai margini in attesa che muoia, con due dollari al giorno e senza un lavoro, se non può permetterselo).
Che l'uomo non basti a se stesso e aspiri al trascendente è un dato di fatto; e la virulenza con cui si cerca di soffocare questa spinta (con argomenti di ogni tipo volti a screditarla, a denigrarla o a demonizzarla) la rende solo più irrinunciabile. Una società può essere libera e laica solo quando si apre a tutti; non quando rifiuta ogni diversità idolatrando se stessa. Ora, la coesistenza della diversità non è né semplice né scontata; ma non si può certo per questo rinunciarci (a meno di non voler fare come la regina di Alice nel paese della meraviglie, che di fronte all'impossibilità della bambina di rispondere alla sua domanda, ordina: «Tagliatele la testa!» Come ben sottolinea Mazzeo, le nostre società secolari devono evolversi e passare dal rifiuto delle religioni a uno scetticismo maturo che includa l'ascolto di ogni voce, compresa quelle che si percepisce senza intenderla. Nella piena coscienza che ogni anatema della religione (di ogni religione) è un dogma proprio alla pari di quelli che cerca di combattere. Da Morin a Todorov, dall'interregno gramsciano alla centralità del ruolo delle donne oggi, dalla seduzione delle masse attraverso le emozioni al ruolo della Rete nella persuasione, dall'abbrutimento indotto dalla tecnologia all'esigenza di rinnovare l'azione politica con un pensiero concreto ed efficace, questo libro – che sgorga da un dialogo tra i due autori avvenuto fra il 14 e il 15 dicembre 2016 – è un "atto di resistenza all'arroganza e all'inebetimento del mondo contemporaneo". Non si può che convenire. E consigliarlo a tutti con il massimo calore.
Indice: Prefazione di Hamza Roberto Piccardo – Il posto della religione nelle nostre società – Riallacciarsi alla filosofia – La ricerca di senso – Il pluralismo – Di fronte alla violenza e al terrore – Migranti e rifugiati – L’ambiente – Ripensare l’azione politica – Conclusioni (di Riccardo Mazzeo).
Riccardo Mazzeo è editor storico della casa editrice Erickson, ha tradotto un centinaio di libri da inglese, francese e spagnolo e scrive sulle pagine culturali del Manifesto. Tra i suoi libri ricordiamo Conversazioni sull’educazione, con Zygmunt Bauman (2011), C’è una vita prima della morte? con Miguel Benasayag (2015), Il vento e il vortice, con Ágnes Heller (2016) e Parlare di Isis ai bambini, con Edgar Morin et al. (2016).
Tariq Ramadan è scrittore e accademico svizzero di origine egiziana. Tra gli intellettuali più influenti dell’Islam occidentale, è docente di Studi islamici contemporanei presso la Facoltà di Studi Orientali dell’Università di Oxford, dove insegna anche Teologia. Dirige il Centre of Islamic Legislation and Ethics (Qatar) ed è membro dell’UK Foreign Office Advisory Group on Freedom of Religion or Belief. Dei suoi numerosi saggi, sono stati tradotti in italiano Noi musulmani europei (2002), Il riformismo islamico (2004), Maometto (2007), Islam e libertà (2008), Europa domani. Conversazione con Tariq Ramadan (2008) e Il pericolo delle idee (2015).



R. Mazzeo, T. Ramadan, Il musulmano e l'agnostico, ed. Erickson, 2017.

(«Filosofia e nuovi sentieri», 12 aprile 2017; «l'Altrapagina, maggio 2017)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano