«Se pensi che la tua anima personale sia distinta dal corpo e che consapevolezza e coscienza morale siano localizzate in quell'anima (e non nel mondo esterno) e che perfino il gene egoista sia individualizzato nella tua persona, allora, psicologicamente, sei platonico. Se la tua prima reazione a un sogno, a una notizia, a un'idea è di operare immediatamente una divisione tra bene e male morali, allora psicologicamente sei platonico. Se associ il peccato alla carne e ai suoi impulsi, ancora una volta, psicologicamente, sei platonico. [...] E sei platonico quando credi che alla fine del tunnel delle umane disgrazie ci attenda la giustizia divina sotto forma di ricompensa o punizione, invece che la tragedia irrimediabile o il caso o la sfortuna» (pp. 192-193).
L'influsso della filosofia di Platone sullo sviluppo della società occidentale – con i suoi indirizzi, i suoi tic, le sue prassi inveterate – è evidente e scontato, al punto che la celebre affermazione di Whitehead («La filosofia occidentale non è altro che una enorme nota posta a margine del pensiero di Platone») potrebbe venir tranquillamente estesa anche agli aspetti non strettamente filosofici del pensiero occidentale contemporaneo. Ma, se questo è assodato, ci si potrebbe domandare per converso se vi sia davvero un'utilità ad approfondire oggi il pensiero platonico; se questo non abbia già detto tutto a noi moderni, non tanto negli scritti (e nella sterminata bibliografia secondaria), quanto nella realtà...
Questo saggio di Andrea Colamedici percorre con audacia un'ampia parte del corpo delle opere di Platone (non trascurando le cosiddette dottrine "esoteriche", quelle che avrebbe rivelato ai suoi discepoli, senza mai scriverne per il pubblico, considerate il nucleo più ardente della sua speculazione), basandosi su una sostanziosa bibliografia trilingue e puntando, più che ai contenuti specifici – la cui analisi, quando necessaria, pur non manca – al metodo del filosofo, quello che tramite il mito, fonte del pensiero, si inscrive così tanto fortemente nella psiche dell'uomo, dandogli la forma che lo costituisce. Un esame che oggi – come ottimamente sottolineato da Maura Gancitano nella sua bella Prefazione al volume – è tanto più urgente; perché, come nel caso del cristianesimo (e della sua promessa di una vita "aldilà"), c'è il rischio di perdere di vista la concretezza della vita, dove il suo più grande valore è custodito, altrettanto nell'epoca del passaggio al virtual-social-digital, c'è il pericolo di cedere alle tentazioni di un'alienazione personale e di massa, veicolata dai nuovi mezzi tecnologici. Uno studio puntuale ma non accademica, trasversale e dal linguaggio accessibile. Pubblicato nella collana "Tracce" a cura di Raffaella Soldani.
Indice: Prefazione di Maura Gancitano – Introduzione – La funzione del mito – Il mito della biga alata – La teoria della linea – Il mito della caverna – La Settima Lettera – Il mito di Er – Il mito della scrittura – L'ignobile menzogna – Oltre gli dèi – Conclusioni.
Andrea Colamedici è filosofo, scrittore ed editore. Saggista e regista teatrale, è l'ideatore di Tlon, casa editrice, libreria teatro e scuola filosofica. È autore, insieme a Maria Gancitano, di Tu non sei Dio. Fenomenologia della spiritualità contemporanea (2016) e di Madda sulla Luna (2016).
A. Colamedici, Il Codice del Mito, il sogno di Platone e l'incubo dell'Occidente, ed. Mursia, 2017.
(«Filosofia e nuovi sentieri», 5 aprile 2017)
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