«La spiritualità laica non può che accettare la natura anfibia dell'essere umano: teso tra finito e infinito, necessità e possibilità (come già aveva rilevato Kierkegaard), egli è chiamato a scoprire un'articolazione tra gli opposti che illumini il nostro passaggio nel tempo e nello spazio di una vita» (p. 54).
Leggendo l'ultimo libro di Paolo Bartolini, Desiderio illuminato e spiritualità laica, si ha l'impressione che la prima e più ardente preoccupazione dell'autore sia: come fare a parlare di spiritualità in maniera inclusiva? In maniera cioè che il discorso travalichi le soglie confessionali; che possa essere chiaro a tutti, indipendentemente dalla confessione di appartenenza, che ogni espressione linguistica volta a connotare un'esperienza non diventi, per ciò stesso, una presa di distanza da – se non addirittura un mettersi contro – ogni altra esperienza.
La risposta, erudita e transdisciplinare al punto giusto – l'autore spazia dalla psicologia alla filosofia, dalla teologia interculturale alla sociologia della politica – è semplice, e viene restituita da Bartolini con un'esposizione che evita i tecnicismi e punta al cuore dei problemi: solo passando dalle idee alla realtà – dai nomi delle cose alle cose stesse – si può ottenere un accesso, una condivisione e un confronto autentico sulla materia della religione. Che non è né della religione, né delle religioni, ma dello spirito: che più di ogni altra cosa accomuna gli uomini. È sull'idea di laicità – che non è contrapposizione alla religione sul piano teoretico, ma spostamento di ogni questione sul piano pratico – che si può trovare finalmente un approccio inclusivo; è sull'esperienza concreta della spiritualità che possono essere superate le più invalicabili barriere dogmatiche. Qui vengono meno tante formule vuote o d'altri tempi, oggi sterili e tanti falsi problemi legati a esse; e, come sottolinea Roberto Mancini nella Prefazione al volume, «tornano così in primo piano la fragilità, i sentimenti, il desiderio, l'incontro amoroso, la responsabilità verso gli altri, il senso misconosciuto della fede e della politica, la dignità dei viventi».
Ma Desiderio illuminato e spiritualità laica, pur poggiandosi sulla personale esperienza spirituale dell'autore, non è un libro sulla fede. Ovvero, non vi si esaurisce. Si apre invece, tramite una critica serrata al capitalismo e, più in generale, all'attuale (dis)ordine globale, a una riflessione più ampia sul senso dell'esistenza del singolo e di tutti, anzi, del tutto.
In buona compagnia di pensatori come Raimon Panikkar e Maurice Bellet, di teologi come Eugen Drewermann e Leonardo Boff, di psicologi come Luigi Zoja e Antonio Damasio, di filosofi come Luigi Vero Tarca e Achille Rossi, Paolo Bartolini consegna un'opera che è un ponte tra i tanti Orienti e Occidenti in cui ci imbattiamo ogni giorno: quelli geografici, linguistici, culturali. Ma, soprattutto, quelli della mente.
Indice: Prefazione di Roberto Mancini – Introduzione – L'Occidente e il suo fuori – Il corpo, l'erotismo, la materia – Spiritualità e politica: come vivere dentro e oltre il capitalismo – Il male, la morte, la rinascita – La vita personale e la cornice mitobiografica – Conclusioni – Bibliografia.
Paolo Bartolini è analista biografico a orientamento filosofico, counselor formatore. Svolge la libera professione ad Ancona. Collabora, per le tematiche psicosociali, con la rivista online «Megachip». Ha pubblicato: Psiche e città. La nuova politica nelle parole di analisti e filosofi (ed. IPOC, 2014); La vocazione terapeutica della filosofia. Cura del senso e critica radicale (ed. Mimesis, 2016).
P. Bartolini, Desiderio illuminato e spiritualità laica, ed. SG, 2017. Prefazione di Roberto Mancini.
(«Filosofia e nuovi sentieri», 26 aprile 2017; «l'Altrapagina», giugno 2017)
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