martedì 28 febbraio 2017

S. Latouche, R. Mancini, M. Barros, G. Mattioli, L’idolatria del mercato, ed. l’Altrapagina, 2016


Decrescita. Partecipazione. Buon vivere. Ecologia. Quattro parole da comprendere bene, da masticare fino a farle proprie in ogni più intima fibra, da digerire fino a trovare il modo – personale e collettivo – per metterle in pratica nella maniera più efficace e tempestiva possibile. Perché mai? ci si domanda. Solo perché “un altro mondo è possibile”?
Al contrario: è perché è questo mondo che è impossibile. Come impossibile è il suo fondamento: produrre sempre di più (infinitamente di più; all’infinito) a partire da un sistema finito (perché, si sa, le risorse del nostro pianeta sono limitate). E l’idea di poter creare ricchezza dal nulla dovrebbe essere una pretesa della religione… non dell’economia.
Ma questa economia si arroga sempre di più i diritti della religione e aspira a prenderne il posto: fa del denaro un idolo, cui spetta ogni primato (anche su Dio, anche sugli uomini); fa dello spirito – e dell’uomo spirituale – qualcosa di superfluo e tutto sommato fuori moda (quante volte abbiamo sentito dire dalle neuroscienze che gli esseri umani non sono altro che macchine elettrochimiche?); fa della propria impresa accumulatrice una teodicea, per cui il nostro sarebbe il migliore dei mondi possibili (la penserebbe così il miliardo di persone che vive con meno di due dollari al giorno, senza acqua potabile ed esposto a malattie curabili altrove con un paio di pastiglie? Ma tanto nessuno glielo domanda).
Perciò è necessaria la partecipazione. La democrazia. Per restituire la voce a quelli che non ce l’hanno. Per reimpossessarsi della possibilità di costruire il futuro che per troppo tempo è stata delegata. Per rimettere l’uomo – e non il vitello d’oro – al centro non solo del sistema produttivo, ma anche della politica e della cultura.
Unitamente al pianeta – quell’essere vivo, secondo una certa ottima filosofia, con i suoi onnipresenti microrganismi e il suo pullulare di vitalità fin nel più impercettibile dei movimenti atomici – che, proprio come ognuno di noi, può dare tanto all’umanità, ma ha bisogno di cura.
L’idolatria del mercato è un libro impegnato nella demistificazione della favole del capitalismo e nell’opera di riconsegnare agli uomini il proprio destino: consigliato a tutti coloro che intendono riprendere e spingere più in là il discorso iniziato con i quattro autori all’ultimo convegno dell’Altrapagina (2016). E a chiunque desideri muovere i primi passi in questo ambito affascinante e, ahimè, sempre più urgente da affrontare.


S. Latouche, R. Mancini, M. Barros, G. Mattioli, L’idolatria del mercato, ed. l’Altrapagina, 2016.

«l'Altrapagina», febbraio 2017)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano