domenica 11 dicembre 2016

Erano due bravi ragazzi. Intervista a Mattia Giuramento e Emiliano Scalia

Emiliano Scalia e Mattia Giuramento sono entrambi giornalisti a Sky Tg24. E condividono, oltre alla passione per le notizie, quella per la lettura e per una città in particolare: Napoli. Non quella delle cartoline e delle canzoni classiche, ma quella dal volto contraddittorio e sempre parzialmente incomprensibile, perché sempre nuovo rispetto a ogni interpretazione. E il loro modo di amarla è parlarne; anzi, scriverne, facendo parlare i loro tanti diversissimi personaggi…

Due autori, uno da Roma e uno dalla Puglia. Come si arriva a scrivere su Napoli?
M: Con un grande amore per la città, per la sua natura letteraria (nell'alto e nel basso) e con l'intuizione spontanea che sia l'unico teatro possibile per la storia che avevamo in mente.
E: Amo e frequento Napoli dall'adolescenza. I miei contatti con la città sono sempre stati assidui e piuttosto profondi. Mia moglie è napoletana e tutti i miei figli lo sono a metà. In più, sono un appassionato di storia e cronaca delle mafie italiane. Ne ho letto tanto, le ho studiate, ne subisco il fascino perverso dal punto di vista della conoscenza del fenomeno. Unire il tutto e scegliere Napoli come "quinta" non è stato difficile.
I CoSang cantavano: “’A malavita è na calamita, nu tipo ’e malatia ca nun s’è mmaje capito”. Coma funziona: alla camorra si aderisce… o vi si scivola?
M: La natura liquida della criminalità organizzata permea tutto il tessuto sociale di una città. Se nasci in certi posti o in certe famiglie è più facile che tu ne sia parte per evoluzione spontanea. Ma non c'è un ambiente che possa dirsi completamente estraneo, perché i tentacoli arrivano ovunque. E le tentazioni anche.
E: Dalla camorra, ma da tutte le organizzazioni malavitose, si viene prima attratti e poi concupiti. La terza via per rimanere invischiato, la più comune, è nascerci dentro, quando i tentacoli ti avvolgono dalla culla e -semplicemente- non ci si può liberare. Anche grazie alla totale mancanza dello Stato. Amicizie border line e frequentazioni sbagliate che insistono su una realtà già disagiata possono fare il resto. Napoli, poi, è un amalgama di estrazioni, realtà e vite diverse e riconoscere il bianco dal nero è sempre molto difficile.
Finanza-Rifiuti-Criminalità organizzata: un male di quest’epoca, o una prerogativa partenopea?
M: Non è una prerogativa di nessun posto in particolare. Quando si pensa al traffico di rifiuti si è indotti a pensare automaticamente alla Campania per via della Terra dei Fuochi. Ma è un falso riflesso. Finanza, ciclo dei rifiuti, colletti bianchi delle mafie sono tessere di uno stesso puzzle. E' un circuito che coinvolge tutti e a tutti i livelli. Diciamo che i clan ci mettono la firma.
E: Sicuramente non è una prerogativa partenopea, come non lo sono le organizzazioni criminali. Il traffico di rifiuti si sviluppa al nord. Le aziende che chiedono alla camorra di smaltire rifiuti sono per gran parte stanziate in regioni ricche. E molte decine di migliaia di tonnellate di rifiuti vengono spedite via mare in altri continenti. Quindi: un male di quest'epoca sicuramente sì, una prerogativa napoletana sicuramente no.
Quanto del vostro lavoro c’è nella narrativa che scrivete? E quanto questa influenza il lavoro?
M: Le influenze sono continue e in entrambi i sensi. E' inevitabile. Tenendo sempre presente che si tratta di un romanzo, quindi di pura invenzione, nel nostro libro c'è molto del nostro lavoro: la accuratezza dei dati e dei fatti raccontati, la precisione dei riferimenti, le congruenze della trama vengono da lì. Ma lo stile di scrittura è del tutto differente. Il giornalismo e la narrativa, in quello, sono due mondi paralleli.
E: Molto. Siamo entrambi ciò che in gergo giornalistico si definisce "culi di pietra", cioè giornalisti da desk. Quindi leggiamo ogni giorno centinaia di agenzie. Conosciamo, grazie al lavoro di inviati e corrispondenti, una buona parte della realtà criminale italiana. E lo abbiamo assorbito e approfondito. "Erano due bravi ragazzi", in realtà, "nasce" dalla parte più profonda del nostro lavoro. Le scene descritte non sono diverse da quelle che leggiamo e, purtroppo, vediamo sempre più spesso.
Cosa avete in pentola? Un altro romanzo? Che anticipazione possiamo dare, in esclusiva, ai lettori di Mangialibri?
M: Stiamo scrivendo una nuova storia. Siamo a buon punto, abbiamo tante idee in testa per lo sviluppo dell'intreccio. E' una vicenda completamente diversa da quella di "Erano due bravi ragazzi". Contiamo di poter aggiungere qualcosa in più molto presto.
E: Stiamo scrivendo, ovviamente. Se l'Editore ci riterrà ancora all'altezza, pubblicheremo una storia diversa da "Erano due bravi ragazzi" con tinte un po' più noir. E le donne saranno ancora protagoniste.

(«Mangialibri», 11 dicembre 2016)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano