Il cammino della filosofia è lastricato di riflessioni sul rapporto tra il soggetto e la libertà. Che cos’è il soggetto? Esiste il libero arbitrio, o il comportamento umano è predeterminato e fuori dal controllo del singolo? L’individuo è libero, o ciascuno di noi può esserlo solo collettivamente? Domande che, nonostante il flusso di risposte generato, sono ben lontane dal venir esaurite: perché la nostra epoca – con il suo profluvio di tecnologie onnipervasive, da internet ai PC su ogni scrivania, dallo streaming agli smartphone – ha bisogno non solo di risposte nuove e ad hoc, ma ha costretto, a monte, a riformulare la domanda: perché quella che oggi, a prima vista, può sembrare una nuova forma di libertà – l’espressione all over the world tramite il social networking, appunto, ma più in generale tramite l’interconnessione digitale globale – potrebbe rivelarsi, a una seconda occhiata, come una più sofisticata e impercettibile forma di controllo: che attraverso la gestione delle preferenze personali, delle inclinazioni e delle opinioni intende modellare il singolo e la società indirizzandoli verso nuove forme di dominio basate sul consumo compulsivo e l’asservimento al sistema di produzione. Fantapolitica di matrice orwelliana? O non piuttosto un segnale di allarme, che indica che è arrivato il momento di dissociarsi dall’ortodossia delle mode e di tornare a essere “eretici”?
Psicopolitica, ultimo dei tanti saggi già pubblicati dall’autore Byung-Chul Han, docente universitario di Filosofia e di Studi culturali a Berlino, con l’editore Nottetempo (tra cui gli evocativi titoli Nello sciame e la società della stanchezza) ha il piglio sbrigliato del pamphlet, ma anche il rigore della riflessione filosofica, nella quale un posto d’onore è riservato all’analisi del linguaggio (“Intelligenza significa scegliere tra (inter-legere)”, oppure “Il sentimento non è identico all’emozione. Parliamo, per esempio, di sentimento linguistico, Sprachgefühl, istinto del pallone, Ballgefühl, o di com-passione, Mitgefühl; non diciamo, invece, emozione linguistica, o con-emozione”). Nonostante sia intessuto della riflessione filosofica moderna e contemporanea – da Hegel a Marx, da Nietzsche a Horkheimer, da Heidegger a Foucault, da Deleuze a Bauman, di cui l’apparato bibliografico è intensamente nutrito – il libro è scritto con intento divulgativo e non disdegna di attingere a fonti meno canoniche, come la Naomi Klein di Shock Economy. Quasi un’esortazione, più che un saggio in senso classico; anche se, nella miglior tradizione classica, è prodromico a una azione consequenziale e salutare (come dovrebbe essere ogni studio: se non per definizione, almeno per buona prassi).
Byung-Chul Han, Psicopolitica, ed. Nottetempo, 2016
(«Mangialibri», 23 dicembre 2016)
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