giovedì 1 settembre 2016

Lorenzo Marone, La tristezza ha il sonno leggero, ed. Longanesi, 2016

Erri ha all’attivo quarant’anni di vita, un matrimonio con Matilde e innumerevoli - il conto l’ha già perso da tempo - tentativi “mirati” di concepimento di un figlio, che il ginecologo ha organizzato a lungo, ma senza risultati. È un giorno qualunque quello in cui sua moglie gli annuncia, in maniera tutta sua, di avere un amante, e che la cosa va avanti già da un po’; che, come tutti i giorni qualunque, diventa di colpo un problema, un nemico, qualcosa da cui difendersi e alla svelta. Proprio come quel giorno altrettanto qualunque di molti anni prima, quando i suoi genitori - dopo l’ennesimo furioso litigio - decisero di troncare ogni rapporto e chiesero a lui di “scegliere” se rimanere con sua madre, o con suo padre. Erri, di giorni di questo tipo, ne ha collezionati troppi - nello stomaco, più che nella mente, al punto di andare avanti ormai a colpi di calmanti e digestivi - e adesso è giunto al limite: la vita “così com’è”, amichevole nella sua ripetitività, comoda nella misura in cui non necessiti di nessuna gestione ad hoc, non è più sostenibile; occorre una svolta, e anche poderosa. La sua vita gli appare per la prima volta, e nel peggiore dei modi, come un’auto che richieda di essere guidata; e lui si sente come uno che si trovi al volante, d’improvviso, e senza patente...
La tristezza ha il sonno leggero, secondo romanzo di Lorenzo Marone (quello d’esordio, La tentazione di essere felici, gli era valso da subito l’attenzione di Longanesi, ed era già stato un notevole successo, con oltre cinquantamila copie vendute) racconta la difficoltà di un uomo maturo di liberarsi non tanto del proprio passato, quanto della propria infanzia, quella prima fase brevissima e decisiva in cui si decide fin troppo di quello che sarà dopo. Lo sforzo di superare le conseguenze di quel “twist” iniziale, di riappropriarsi della propria vita che, fino a quel momento, è stata governata essenzialmente dalle circostanze, dall’affidarsi più o meno consapevole agli altri (la madre, la moglie, eterni “superiori” cui delegare le scelte), dalla tendenza a seguire il path of least resistance e a gustarne la fatale ineluttabilità. Per Erri il trauma rinnovato (quello della moglie è il secondo abbandono, dopo quello del padre naturale, ed è ciò che - come quella prima volta - lo rende estraneo a se stesso e a tutto ciò che gli era familiare, a cominciare dalla casa) è l’occasione inaspettata e subìta, ancora una volta, ma finalmente ben-venuta, per iniziare il cammino della propria vita da adulto. Solo così ogni scelta, anche quella di accettare il passato, con tutti i suoi difetti e il dolore che reca, può essere qualcosa di diverso da un ritorno: un andare avanti.


Lorenzo Marone, La tristezza ha il sonno leggero, ed. Longanesi, 2016.

(«Mangialibri», 1 settembre 2016)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano