Quando hai passato tutta la vita a compiere il tuo dovere sulla strada nel modo migliore, il brutto carattere passa in secondo piano. È il caso di Galeazzo Trebbi, poliziotto in pensione specializzato nel trattamento di “ragazzi difficili”, che ora lavora come investigatore privato. In una Bologna stritolata fra l’opulenza e i suoi tanti rischi, viene assoldato dai Lazzarini, famiglia in vista che al momento è preoccupata per Wolfango, giovane scapestrato nonché erede unico, che tra i suoi talenti maggiori non annovera né la voglia di studiare né il fiuto nello scegliersi le amicizie...
Massimo Fagnoni non è nuovo alla scrittura: giallista da sempre e autore di almeno nove volumi di genere (questo è il secondo con Frilli, dopo Il silenzio della Bassa, del 2014) racconta una storia più nera che gialla, frutto anche delle sue esperienze come agente di polizia locale in città. Trebbi non è l’unico protagonista qui (si potrebbe dire - e una volta tanto non sarebbe uno frase fatta - che la vera protagonista sia Bologna), ma il suo carattere altalenante tra lo scostante e l’ammiccante, che costringe di continuo il lettore a cambiare umore nei suoi confronti, lo piazza inevitabilmente al centro della scena. Ottimo l’uso del dialetto che - sempre benvenuto - qui è anche appropriato. Consigliato.
M. Fagnoni, Bologna non c’è più, ed. Frilli, 2015.
(«Pagina3», 12 aprile 2016)
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