mercoledì 20 aprile 2016

A. Pellai, E. Morin, R. Mazzeo, M. Montanari, Parlare di ISIS ai bambini, ed. Erickson, 2016

Il terrorismo di matrice islamica è penetrato massicciamente nelle nostre vite quotidiane, negli ultimi tempi. Ce ne accorgiamo, in particolare, da come esso sia arrivato a far breccia nelle preoccupazioni dei più piccoli: i nostri figli, ancora bambini, ci chiedono spiegazioni a proposito dell’ISIS, senza neanche sapere se si tratti di una persona, di un gruppo, di uno Stato nazionale; ne parlano con i loro amichetti in classe, provando tra loro a dar risposte alle reciproche domande; ci colpiscono all’improvviso con quesiti filosofici che non ci aspetteremmo e che sembrano piovuti dal cielo: “Papà, esistono veramente delle religioni cattive?” Di fronte a ciò noi adulti abbiamo il dovere di tranquillizzarli a priori e a prescindere, senza farci prendere dalle nostre ansie incontrollabili e senza cedere al facile impulso di reagire con stereotipi come “Il mondo intero è diventato un posto troppo pericoloso”: il bambino, prima di qualunque analisi, ha bisogno di rassicurazione. Eppure noi adulti spesso ce ne dimentichiamo: perché? Perché non ne sappiamo abbastanza; o perché siamo pieni di notizie frammentarie e in gran parte incongruenti, e non sapremmo da dove cominciare; o ancora perché il nostro (malinteso) fairplay ci porta a non giudicare nessuno (finendo per rendere tutto uguale - la pace come la guerra - e tutto indistintamente e potenzialmente “a rischio”)...
Come uscire da questa impasse? si domandano i quattro autori di questo splendido volume, rispondendo ciascuno dal suo punto di vista privilegiato, da quello psicopedagogico a quello più marcatamente filosofico. La prima cosa da fare, senza meno, in quanto adulti… è crescere: uscendo dall’ossessione di dover possedere (e ostentare), agli occhi dei bambini, tutte le certezze già a portata di mano; ricordando, e così ricordando loro, che il pregiudizio nasce proprio da certezze ammuffite dal tempo e dalla mancanza di confronto; e mostrando ai più piccoli che essere grandi non vuol dire “sapere”, ma “saper ricercare e imparare”. Più in generale, capire quello che sta succedendo presuppone un importante superamento: quello del complesso di superiorità che in quanto “culla della civiltà” noi europei continuiamo a coltivare. E che adesso rischia di schiacciarci: perché uno dei motivi fondamentali del successo del “Califfato” è la sua capacità di attrarre consenso tramite la narrazione di una prospettiva in grado di dare senso al mondo, quello stesso mondo che noi vediamo spesso come caotico, insensato e forse casuale. Parlare di ISIS ai bambini è un libro necessario: non solo per la chiarezza con cui riesce a parlare anche delle cose più complesse, ma anche per l’urgenza delle questioni trattate e per il taglio pratico che rende immediatamente applicabili e utilizzabili, a scuola come in famiglia, i tanti suggerimenti offerti. Ricco di cartine, immagini e tabelle riassuntive. Con un ottimo saggio introduttivo di Dario Ianes, che offre una panoramica delle principali e più recenti pubblicazioni sul tema dell’ISIS e dei rapporti odierni tra le culture del Medioriente e dell’Europa; e un travolgente dialogo conclusivo tra Edgar Morin e Riccardo Mazzeo.


Alberto Pellai, Edgar Morin, Riccardo Mazzeo, Marco Montanari, Parlare di ISIS ai bambini, ed. Erickson, 2016.

(«Mangialibri», 20 aprile 2016; «Pagina3», 21 aprile 2016)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano