Stefano Piedimonte - tre romanzi alle spalle, prima di questo, tutti pubblicati con Guanda - ha il pregio della leggerezza. Caratteristica che riesce a coniugare bene con il noir, ciò che a sua volta gli permette di raccontare le sue storie - tutte diverse tra loro - con il giusto livello di suspense. Nonostante la massiccia presenza del tema dell’amore, L’innamoratore non è un’opera giallo-rosa, ma qualcosa che ricorda a tratti Il segreto di Luca: qui l’impossibilità di essere compresi fino in fondo è rappresentata fin dalla prima pagina dalla difficoltà del protagonista di farsi capire attraverso le bende che ne soffocano la parola (e dietro cui, per contro, si trincera). È anche un po’ un manuale dei rapporti tra gli uomini e le donne: vi si può ritrovare - senza cadute nel didascalico - ciò che le donne si aspettano dagli uomini e ciò che gli uomini non sono in grado di dare, per ignoranza, per sciatteria, o perché, con ogni probabilità, ne sono costitutivamente incapaci. Avevamo già parlato bene dell’autore (http://www.mangialibri.com/libri/l%E2%80%99assassino-non-sa-scrivere), e non ci eravamo sbagliati: questo romanzo riuscirà a catturare il gusto di un pubblico amplissimo, compreso quello un po’ più esigente, che non si accontenta dell’amore contrastato o di qualche trovata brillante qua e là. Piedimonte sta già lavorando alla riduzione dei suoi romanzi per il piccolo schermo.
S. Piedimonte, L’innamoratore, ed. Rizzoli, 2016.
(«Mangialibri», 22 aprile 2016)
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