Martin Heidegger: un Cézanne della filosofia? Alla fine della seconda guerra mondiale, di Heidegger si dice di tutto - un “nichilista”, secondo Camus, Mounier e Malraux; un “esistenzialista” che rifugge da quell’impegno diretto caro a Sartre, che dopo il suo L’Essere e il Nulla sta affilando le armi della critica per «Les Temps modernes»; per i più, un “collaborazionista” che ha saputo vendersi al miglior offerente e al quale, infine, le cose sono andate male. Di tutto si dice, dunque; ma poco se ne sa, poco lo si è letto, meno si è cercato di comprenderlo. Così Frédéric De Towarnicki prende in mano la situazione e si inerpica su per la Foresta Nera tanto amata da lui e dal maestro di Messkirch, per incontrarlo di nuovo, portargli gli echi di un mondo che va troppo veloce per concedersi il lusso della riflessione originaria, e riceverne l’insegnamento più autentico e incontaminato…
La testimonianza straordinaria - per il livello di coinvolgimento, di emotività, ma anche di penetrazione in presa diretta degli eventi - di un uomo che non solo non ha mai rinnegato il suo maestro, ma che ha inteso ascoltarne la lezione fino all’ultimo minuto, l’ultimo capoverso, l’ultimo rivolo interpretativo. L’Heidegger dei testi e dei discorsi, delle speculazioni estemporanee e dei commenti alle opere dei grandi autori da lui ammirati (su tutti, la filosofia di Junger e la poesia di Holderlin), delle confidenze agli amici e del travagliato ménage familiare. Il pensiero di un grande narrato attraverso pagine biografiche (corredate di un ricco apparato fotografico), forse il modo migliore non solo per chi desideri un approfondimento, ma anche e soprattutto per chi voglia avere un primo approccio all’autore di Essere e tempo. Con la Prefazione di Beppe Sebaste e una nota di Gianni Scalia.
F. De Towarnicki, Ritorno ad Heidegger. Ricordi di un messaggero della foresta nera, ed. Diabasis, 2016.
(«Filosofia e nuovi sentieri», 30 marzo 2016)
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