lunedì 1 febbraio 2016

R. Mancini, La nonviolenza della fede, ed. Queriniana, 2015

«Il senso di Dio, inteso come percezione della rilevanza vitale della sua presenza e della sua assenza, resta esterno allo scenario culturale contemporaneo. In confronto appare molto più presente la questione delle conseguenze insite nel comportamento collettivo degli aderenti alle religioni. All’orizzonte si profilano ancora, dopo tanti tragici conflitti, soltanto tradizioni che continuano a non sapersi incontrare intanto perché mancano di una speranza e di una responsabilità corale».
Difficile trovare un autore in grado di condensare l’attualità del suo pensiero nel primo capoverso. Roberto Mancini - già noto per i suoi molti precedenti lavori, fra i quali ricordiamo almeno Orientarsi nella vita (ed. Qiqajon) e Obbedire solo alla felicità (ed. Romena) - offre qui con grande chiarezza una sintesi del problema contemporaneo (il primo? Certo uno di più grandi): le religioni sono intrinsecamente violente? E: come si manifesta effettivamente nel mondo quello che siamo soliti chiamare cristianesimo?
Di fronte all’inasprirsi dei fanatismi, del terrorismo e delle quanto meno ambigue rivendicazioni culturali (“Noi siamo l’Occidente; loro sono… e non sono…”, come se le culture non si fossero vicendevolmente permeate da sempre - o non si chiamano forse “arabi” i numeri con i quali noi “occidentali” facciamo la nostra amata scienza?), è necessario fare chiarezza. Riprendendo l’antica - ma non ancora sufficientemente approfondita - distinzione tra religione e fede; e ricordando che la religione è una via di salvezza. Cioè una cosa molto, molto concreta. Gli uomini hanno un preciso ruolo in ciò: nessun Dio e nessun Libro possono essere delegati. Riflessione di Mancini che si fa al contempo necessaria e urgente: per ricordarci che il vero infedele - cristiano, musulmano, buddhista o ateo che sia - è chi si sottrae all’irrinunciabile compito della pace.


Roberto Mancini, La nonviolenza della fede. Umanità del cristianesimo e misericordia di Dio, ed. Queriniana, 2015.

(«l'Altrapagina», gennaio 2016)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano