«Per lungo tempo l’illusione del possesso della verità ha prodotto varie forme di alterigia e giustificato ogni violenza; è tempo di capire che la verità ci è solo affidata per quel poco che ci è dato di capirla e che il nostro compito non è agitarla come una clava, ma condividerla semplicemente con gli altri rendendola possibile nella vita ordinaria»: così scrivono Anna Carfora - incaricata di Storia della Chiesa nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale - e Sergio Tanzarella - ordinario presso la stessa cattedra e insegnante alla Gregoriana - sintetizzando in poche frasi interi trattati di teologia. La verità non può essere posseduta, è come il vento, e come esso può venir usata a vantaggio dell’umanità; la pretesa di possesso esclusivo non genera salvezza, ma violenza; non si capisce della verità ciò che essa è “in sé”, ma solo ciò che si può riceverne; la verità va “fatta” nella vita quotidiana, a favore di (e in mezzo a) chi ne ha più bisogno. Le “malattie della Chiesa”, in primo luogo il potere e la corruzione che esso reca spesso con sé - oggetto di questo trattatello la cui snellezza è un punto di forza - di cui ha parlato papa Francesco (nel suo discorso alla Curia romana, il 22 dicembre 2014), vanno superate non con la protervia di chi si ritiene più grande e più forte, ma con la gioia - se vogliamo infantile: e cosa c’è di più evangelico? - di chi conosce la propria limitatezza, ma tenta sempre di nuovo di scavalcarla. Pubblicato con il contributo del Servizio Nazionale per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose della Conferenza episcopale italiana.
A. Carfora, S. Tanzarella, Il cristiano tra potere e mondanità, ed. Il pozzo di Giacobbe, 2015.
(«Mangialibri», 23 febbraio 2016)
