Il cinema italiano degli ultimi anni ci ha mostrato le storie di uomini in carriera disposti a tutto (e a sacrificare tutto) pur di inseguire la loro ambizione (come nello splendido L'ora di punta, di Vincenzo Marra); o di chi - anche solo per un motivo futilissimo e insospettabilmente foriero del peggio - si ritrovi d'improvviso a frequentare pensioni di quart'ordine, dopo aver perso il reddito, la famiglia, finanche la speranza (come in Gli equilibristi di Ivano De Matteo). Il paragone con il cinema si impone, nel leggere il nuovo romanzo di Alessandro Bastasi, Era la Milano da bere (ed. Frilli): un po' perché si spera di vederlo presto sugli schermi; un po' perché - e non era né scontato, né facile - Bastasi riesce a schivare tutti i cliché e a raccontare una storia che fruga nei risvolti del dramma di chi ha subito la crisi economica sulla propria pelle, e di come certe cose apparentemente inconcepibili - quali l'adesione acritica a un facinoroso movimento populista - trovino invece una genesi ben comprensibile e fors'anche prevedibile. Dopo molti altri romanzi, questa prima pubblicazione con l'editore Frilli di Alessandro Bastasi è fortemente consigliata.
A. Bastasi, Era la Milano da bere. Morte civile di un manager, ed. Frilli, 2016.
(«Pagina3», 2 febbraio 2016)
