mercoledì 27 gennaio 2016

E. Vaime, Gli amori finiscono non preoccupatevi, ed. Aliberti, 2015

«Chi si accontenta, rode»
«I sogni nel cassetto se li mangiano le tarme»
«Ho perso la pazienza. L’ho ritrovata quando ormai non mi serviva più»
«In questo paese di ignoranti uno che riesce a distinguere un congiuntivo da un condizionale rischia di passare per intellettuale»

Dal gioco di parole («Fritto mistico. Dio ce ne scampi e calamaretti»; «Ho detto cuculo. Ma non sono balbuziente»; «Se son rose appassiranno») alla satira («Mi sta bene che un comico passi alla politica. Purché continui a farmi ridere»; «Coraggio, la vita non è come “Un posto al sole”: a un certo punto finisce»), dal sarcasmo («Cos’è che vi piace di più nella sigaretta: il catrame, la nicotina, o il monossido di carbonio?»; «Vorrei poterle esprimere la mia ammirazione. Se l’avessi»; «La sua presenza colpiva poco. Quando qualcuno diceva: “Erano tre o quattro”, “o quattro” era lui») all’epitaffio («Morì come era vissuto: e cioè inutilmente»; «Ebbe una vita talmente normale che i posteri, commemorandolo, venivano colti da colpi di sonno»; «Sempre fedele a se stesso e alle proprie idee. Così morì da cretino»), dalla boutade («Nella vita bisogna provare tutto per riuscire a trovare qualcosa che funzioni»; «Era così brutta che non basta ipotizzare fosse rimasta vittima di un incidente. Ma che l’avessero rimontata al buio»; «Lei mi prende per qualcuno che non sono. Non so come ringraziarla»; «Non sa dove sbattere la testa. Almeno aiutatelo a trovare uno spigolo»; «Io lo so dove andremo a finire. Ma non lo dico, se no mi fregano il parcheggio») all’aforisma vero e proprio («È difficile aver fiducia in se stessi, conoscendosi a fondo»; «Sarebbe bello essere ricordati non per quello che siamo stati. Ma per quello che avremmo potuto essere»; «Bisogna rispettare le minoranze. Anche perché, gira che ti rigira, siamo noi»): “Duecento42 aforismi circa” (come recita il sottotitolo; “circa”, giustamente, ché un paio di essi si ripete) che Enrico Vaime raccoglie in maniera asistematica, felicemente casuale, nell’altalenarsi dei temi e degli stili che restituisce la spontaneità e l’immediatezza dello sketch radiofonico. Un libro da leggere un paio di pagine a sera, come invita a fare Neri Marcorè nella sua bella Prefazione; o forse, ancora meglio, tutto d’un fiato, intervallando la risata di getto a quella a denti stretti, entrambe unite dal momento - perché arriva anche quello - della riflessione necessaria, a libro richiuso, con il dito in mezzo alle pagine… per ricordare a te, caro lettore, che sei unico. E con una gran voglia di ricordarlo al tuo migliore amico, che chiamerai apposta per dirgli: “Come te non c’è nessuno! Chi l’ha detto che non ci sono più le buone notizie?”

Enrico Vaime (Perugia 1936) è uno dei padri del varietà televisivo e teatrale italiano. Conduttore dal 1978 del programma radiofonico Black Out (Radio 2 RAI), ha al suo attivo numerosi libri, dal primo fortunatissimo Amare significa… Storia d’amore all’italiana, con Italo Terzoli, ai bestseller più recenti, come Quando la rucola non c’era, Cin cin, Il meglio è passato.


E. Vaime, Gli amori finiscono non preoccupatevi, ed. Aliberti, 2015, euro 10, pagg. 250 formato quadrato tascabile. Con la Prefazione di Neri Marcorè.

(«Pagina3», 27 gennaio 2016)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano