Mangiare è una necessità. Ma è anche un piacere. E può essere una cosa bella, finanche sacra. Da sempre i simboli della nutrizione sono collegati a quelli della religione (si pensi al pane e al vino nel cristianesimo), così come all’arte, con le sue tante nature morte e divinità “vestite” d’uva. Non a caso - data la centralità dell’argomento - è stato questo il tema dell’Expo 2015: nutrire il pianeta. Eppure il dato di fatto stride tremendamente con tutto ciò: l’umanità è ancora divisa tra chi mangia troppo e chi poco, tra chi finisce in ospedale a causa di malattie create da un’alimentazione troppo ricca (infarto, diabete) e chi, ancora oggi, incredibilmente, muore per non avere abbastanza di cui sostentarsi. Perché mangiare, appunto, è una necessità. E i dati parlano chiaro: c’è abbastanza cibo, su questo pianeta, per sfamare tutta l’umanità. Una volta, in mancanza di informazioni oggettive, si poteva dar la colpa all’incremento demografico. Ma oggi le statistiche e le analisi parlano chiaro: la fame è generata dalle speculazioni finanziarie sui prezzi degli alimenti, dal debito dei Paesi men industrializzati, dagli sprechi, dalla riconversione dei terreni… si potrebbe andare avanti, ma si esprimerebbe sempre lo stesso concetto: per ogni uomo al mondo che, oggi, è ancora schiavo della fame, c’è un altro uomo, da qualche altra parte, che ne è responsabile...
Un libro, questo di Barberi - sacerdote milanese che ha insegnato alla Cattolica - che abbina alla chiarezza dell’idea di fondo quella del linguaggio, di grande scorrevolezza, nonostante la mole. I fenomeni della nutrizione e della fame, strettamente correlati, vengano trattati nei loro tanti aspetti, fino ad arrivare - in una esposizione scevra da moralismi e da sensazionalismi - alla tesi fondamentale, in maniera talmente organica da risultare ineluttabile: la fame nel mondo, oggi, è innegabilmente provocata dal comportamento dell’uomo. Uomo che - in quanto ne ha i mezzi; e in quanto ne ha la responsabilità - dovrebbe smettere di fare alcune cose iniziando, al contempo, a farne delle altre. Essenzialmente dovrebbe smetterla di assecondare le ragioni del profitto come se il mercato fosse una divinità da idolatrare osservandone le leggi come se fossero dogmi: le esigenze dell’uomo (e la sua sofferenza) possono e devono essere rimesse al centro di ogni pianificazione, anche economica (e chi antepone le proprie, di ragioni, deve tornare a sembrare quello che è; un Moloch). Con un nutrito apparato statistico-iconografico a colori.
P. Barberi, La fame e la sete nel mondo al tempo dell’Expo, ed. Mimep-Docete, 2015.
(«Mangialibri», 9 dicembre 2015)
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