lunedì 30 novembre 2015

S. Benni, Cari mostri, Feltrinelli, 2015

Ha «sempre amato con paura quel quartiere della città vecchia che si chiama Alp»: perciò ci va spesso, a inebriarsi del fascino dell’esotico - che è al contempo, in molti casi, pericoloso - che vi si trova. Così, quando il vecchio mercante gli offre un Wenge, curioso animaletto che sembra averlo preso subito in simpatia, non sa dire di no: ma non è forse vero, talvolta, che più amiamo qualcosa, più ci fa paura? … In una mattina come un’altra il signor Zefiro - dopo aver provato tanto ripetutamente quanto inutilmente ad accendere la TV - si accorge che qualcosa non va: troppe cose sono strane, dal bancomat fuori uso alla sua dirimpettaia che non esce mai di casa (ma adesso non risponde alla porta). Forse non è proprio una mattina come le altre… L’oligarca Arkadij ha fatto molti soldi - in maniera sporca e non solo con le buone: e allora? - e adesso è in vacanza in Italia a comprare tutto quello che vuole. Questa bella villa in Toscana, tanto per cominciare. E tutti quelli che ci sono dentro. E il bosco che c’è fuori. Eppure c’è qualcosa, in quel posto, che resiste, con le unghie e con i denti, a ogni tentativo di venir comprato… Il direttore del museo vuole chiudere l’ala egizia, per far posto a giochi e percorsi virtuali e interattivi. Ignaro che, tra i loro codici indecifrabili, le mummie conservano ancora qualche letale segreto da rivelare...
L’horror più classico (con tanto di vampiro e di omaggio a Edgar Allan Poe) e il cinema di Corman, il cyberpunk e il thriller esoterico, si incontrano in questa raccolta di venticinque racconti che mostra un Benni nella sua forma migliore, sempre in perfetto equilibrio tra la suspense e la comicità. L’inconsueta vena giallo-nera che pervade l’opera permette di intravedere una realtà più spaventosa e inafferrabile via via che prova a mostrarsi più solida e rassicurante. Fino a sfuggire di mano - spesso nel peggiore dei modi - tanto ai più sprovveduti quanto a quelli che pretendono di riuscire a controllarla. Si legge, si riflette, si divora il finale… e si ride, si ride tanto. L’idea vincente di affrontare con un sorriso il peggiore degli incubi - secondo l’adagio orientale di trattare con leggerezza le cose più serie, e con serietà quelle più leggere - trova in Stefano Benni uno dei suoi massimi cantori; un autore che, a fronte dei tanti volumi pubblicati in un variegato arco pluridecennale, non perde mai lo smalto e che sfodera la sua maestria proprio nel colpirti di più quando è esattamente così che te lo aspetti. Da non perdere per nessun motivo, insomma. Splendida anche la copertina di Luca Ralli.


S. Benni, Cari mostri, Feltrinelli, 2015.

(«Mangialibri», 30 novembre 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano