
Diana Lama, scrittrice partenopea con esperienza ultraventennale che l’editore in copertina definisce “La signora del giallo” e che cambia personaggi e ambientazione a ogni nuovo romanzo (ferma restando una “napoletanità” di fondo che trova sempre la via per saltar fuori), crea qui una nuova coppia di investigatori, “Mitzi” Gentile e Tito Iacopo Durso, profiler in un mondo nel quale l’assassino seriale ha una tale lucidità che la sua mente va capita ancor prima che contrastata. Per entrambi - per la prima, in particolare - lottare contro il crimine significa lottare contro il passato e le sue ferite, di cui bisogna imparare, dolore, dopo dolore, a servirsi. Dolori che insegnano non soltanto l’importanza della sofferenza, della pazienza, dell’umiltà, ma anche quella del sacrificio… Un thriller che si innesta sui misteri di Sansevero e sui segreti del suo principe, e che ruba il fiato mettendo in scena un folle dal genio creativo tanto più crudele e disumano quanto più pretende di essere artistico e unico; le cui agitazioni interiori sono effettivamente più spaventose dei suoi misfatti. Forse il migliore dei romanzi di Lama, certamente quello che più fa sperare nel ritorno dei protagonisti.
D. Lama, L’anatomista, ed. Newton Compton, 2014.
(«Mangialibri», 17 novembre 2015)
