Napoli è una città che inganna, col suo pulito che magari è soltanto la pioggia che ne ha lavato via la mondezza verso gli ultimi tombini ancora non intasati, o che può sembrarti addormentata, fino a che l’alba non irrompe con il suo frastagliato boato di clacson, motori e urla d’automobilisti su di giri già di prima mattina. Ma quello che più dovresti temere - e che meno ti aspetteresti - è quella città che ti dice: “Vedi Napoli e poi muori”... e che se ne sta in agguato, insospettabile, pronta ad ucciderti. Quella donna, lì sugli scogli, distesa a prendere il primo - il primissimo - sole, completamente nuda, come un’infante… ha pagato cara la sua disattenzione. Ma per Artemisia Gentile - psicologa della polizia che conosce da vicino la mente dei carnefici per esserne stata vittima, e che non si arrende se non quando ha ridotto in ceppi il suo avversario - adesso è “l’Anatomista” a dover pagare: e prima che con le sue mutilazioni orrende e sistematiche ai limiti dello “scientifico” moltiplichi esponenzialmente il numero dei cadaveri, terrorizzando l’intera città...
Diana Lama, scrittrice partenopea con esperienza ultraventennale che l’editore in copertina definisce “La signora del giallo” e che cambia personaggi e ambientazione a ogni nuovo romanzo (ferma restando una “napoletanità” di fondo che trova sempre la via per saltar fuori), crea qui una nuova coppia di investigatori, “Mitzi” Gentile e Tito Iacopo Durso, profiler in un mondo nel quale l’assassino seriale ha una tale lucidità che la sua mente va capita ancor prima che contrastata. Per entrambi - per la prima, in particolare - lottare contro il crimine significa lottare contro il passato e le sue ferite, di cui bisogna imparare, dolore, dopo dolore, a servirsi. Dolori che insegnano non soltanto l’importanza della sofferenza, della pazienza, dell’umiltà, ma anche quella del sacrificio… Un thriller che si innesta sui misteri di Sansevero e sui segreti del suo principe, e che ruba il fiato mettendo in scena un folle dal genio creativo tanto più crudele e disumano quanto più pretende di essere artistico e unico; le cui agitazioni interiori sono effettivamente più spaventose dei suoi misfatti. Forse il migliore dei romanzi di Lama, certamente quello che più fa sperare nel ritorno dei protagonisti.
D. Lama, L’anatomista, ed. Newton Compton, 2014.
(«Mangialibri», 17 novembre 2015)
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