venerdì 18 settembre 2015

Testa bassa e pedalare. Intervista a Roberto Russo

Roberto Russo, trent’anni, di Sant’Antimo, in provincia di Napoli, è il nuovo preparatore fisico della Juve Caserta. L’abbiamo intervistato.

Roberto Russo-Juve Caserta: che significa?
Significa sicuramente un onore, perché per un campano lavorare con questa squadra non può essere altro che un onore, ed esserci arrivato dopo anni d’esperienza è certo un motivo d’orgoglio. Al contempo è un onere: la Juve Caserta è una società con una grande storia e con tanti risultati alle spalle: questo fa sentire l’importanza e la responsabilità dell’incarico.

Hai cominciato a fare questo mestiere che non avevi ancora vent’anni.
Sono partito lavorando a Napoli, in serie C, poi con la squadra femminile in A2. Gli ultimi due anni li ho passati a Latina, tra un campionato in B e uno in A2/silver.

Com’è stato il ritorno a casa?
Che dire: serie A1, a Caserta. Non poteva essere migliore.

Ad appena trent’anni già in A1: probabilmente sei tra i preparatori fisici professionisti più giovani d’Italia.
Non vorrei sembrare immodesto, ma per me questa è la più grande ricompensa per i tanti sacrifici fatti, anche dalla mia famiglia, che mi ha sempre supportato. È inutile che stia a stilarti l’elenco, lo conosciamo: aggiornamento permanente, per “essere sempre sul pezzo”, e poi trasferte, ritiri, allenamenti ed extra di ogni genere. È un lavoro che si fa con sacrificio, appunto, con dedizione, senza pensare a nient’altro che al risultato. Ma che sa dare anche enormi soddisfazioni. Accanto alla gioia del sapere di essere tra i più giovani, c’è però anche la pressione del sentirmi messo alla prova. Ed è un bene.

Com’è stato “l’impatto” con la squadra?
Direi ottimo. Dopo diversi incontri con lo staff tecnico, abbiamo iniziato a costruire un rapporto che va migliorando di giorno in giorno. La fiducia dei giocatori, ovviamente, va conquistata di giorno in giorno, con un lavoro serio e costante.

Cosa ti sentiresti di dire a chi non conosca la pallacanestro… e desideri cominciare adesso?
Mi sento di dire che ben pochi sport, come la pallacanestro, richiedono all’atleta uno sforzo simultaneamente tanto fisico quanto mentale: nel continuo muoversi, velocemente, attraverso il campo, e nell’incessante dover concepire nuovi piani d’azione in tempi strettissimi. Per la sua imprevedibilità, fino all’ultimo momento, potremmo anche dire che è uno degli sport più ricchi di colpi di scena: senza dubbio, uno dei più affascinanti.

Che cosa dovrebbe aspettarsi il tifoso da te?
Il tifoso può aspettarsi da me il massimo dell’impegno, perché spero di mettere in pratica qui, oggi, più che mai il mio motto di sempre: “Testa bassa e pedalare”. Dare incondizionatamente, il massimo: questo è il mio obiettivo.

Allora benvenuto a Caserta. E con l’augurio di rimanerci a lungo.
Grazie, sarebbe bellissimo. Io sono nato a Caserta e mi sento, in gran parte, casertano. Intendo fare di tutto per restarvi.

(«Il Caffè» 11 settembre 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano