mercoledì 9 settembre 2015

D. Collaveri, L'odore salmastro dei Fossi, ed. Frilli, 2015

«Il cuore, impazzito, sembrava scoppiarmi nel petto. No, non potevo cedere all'irrazionalità proprio in quel momento. Qualcuno mi aveva incastrato per bene. Qualcuno che conosceva gli spettri che mi portavo dietro, in silenzio, e che adesso ridevano di me a crepapelle, unendo le loro grida d'oblio a quelle più acute delle sirene che avevo alle costole.»


I dettagli sono importanti: se lavori in polizia lo sai bene. Dai dettagli - dai ponteggi appoggiati al muro, ad esempio, o dai contorni della chiesa diroccata del quartiere della venezia - puoi arrivare a renderti conto di dove ti trovi. Soprattutto se avevi perso i sensi e non sai più da quanto. E se c'è un cadavere accanto a te, con una pistola appena usata che ti incrimina e i colleghi che non vedono l'ora di chiudere un caso semplice in quattro e quattr'otto. Insomma, se lavori in polizia sai già come vanno a finire queste cose: quello che avresti dovuto sapere, però, è che non bisogna mai sottovalutare il proprio avversario, soprattutto se si tratta di uno che, notoriamente, "non va toccato"... Bel giallo per Diego Collaveri, autore che scrive molto per il cinema (caratteristica che si avverte in certi passaggi che eccedono un po' nelle descrizioni) e che annovera diverse pubblicazioni e collaborazioni prestigiose con quotidiani nazionali e università. Doppia caccia all'uomo tra i "Fossi" - i canali - di Livorno, nella bella edizione con bandelle "i Tascabili" dei Fratelli Frilli.


D. Collaveri, L'odore salmastro dei Fossi, ed. Frilli, 2015, pp. 150, euro 9,90.

(«Pagina3», 9 settembre 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano