Claudio Sottocornola, insegnante liceale di Storia e Filosofia, raccoglie in questo volumetto alcune riflessioni, in parte già rese pubbliche in occasione di manifestazioni culturali. L’approccio è “pop” e transdisciplinare, che l’autore sfrutta volteggiando con leggiadria tra l’interrogazione morale, l’esperienza vissuta con gli studenti, la musica dei cantautori, la poesia. L’esito tuttavia è deludente, perché non si riesce a rinvenire nel testo niente che vada oltre l’impressione personale, estemporanea e fugace; la quale può certamente dare lo spunto per un “invito” alla riflessione collettiva (senza la pretesa di completezza tipica del trattato), ma non può tuttavia esaurirsi in esso. Il lettore, in definitiva, non riesce a desumere in cosa dovrebbe consistere l’originalità o la necessità di un libro come questo: lo stile accademico - che qui si cerca di superare - avrà, sì, una sua peculiare millenaria pedanteria dalla quale si fa bene a cercar di rifuggire, ma offre il vantaggio di una direzione chiara, a partire da uno stato della questione ben delineato. Qui invece la libertà prende il sopravvento, in senso deteriore; e, per eccesso di immediatezza, l’analisi finisce per diventare inconsistente.
C. Sottocornola, Effatà, ed. Marna, 2015.
(«Mangialibri», 8 settembre 2015)
