venerdì 3 luglio 2015

Fast-fool

«Non buttare via lo scontrino: la tua opinione vale un panino!». È lo slogan che campeggia sul bancone del fast-food in cui mi trovo. Detto così sembra offensivo: mi piace credere che la mia opinione valga almeno una pizza e una birra. Ma nessuno sembra farci caso. Cerco di saperne di più; mi piacerebbe poter aggiungere per curiosità giornalistica, ma in realtà sono in fila e non so proprio cosa leggere. Per cui prendo un opuscolo e do un’occhiata ai dettagli: è vero, la mia opinione mi dà diritto a un panino gratis. Ma non me la chiedono lì: devo andare in internet, sul sito dell’azienda, registrarmi e compilare un questionario. A occhio ci vorranno almeno venti minuti. D’altro canto, un panino gratis è sempre un panino gratis; al gusto del “non ti pago” è difficile resistere. Vado avanti. L’offerta è valida 30 giorni dalla data dello scontrino: sì, per poter partecipare al sondaggio bisogna aver mangiato lì in precedenza (d’altronde, che mi costa: se sono qui, è per mangiare). Continuo a leggere: oltre a compilare il questionario, il panino «è gratis con l’acquisto di patatine e bibita media». Quindi non è tanto gratis come sembrava: dopo questa consumazione, dovrò tornare qui e prendere bibita e patatine. Medie. Il panino però è gratis. Ed è un panino di quelli grossi, che costa alla carta 5 euro e 50. Poi rifletto: panino, bibita e patatine, messi insieme, formano un “menu”: e il menu costa sempre meno rispetto all’acquisto delle singole componenti. Quindi, indipendentemente dall’offerta che sto ricevendo, se comprassi lo stesso panino insieme a birra e patatine medie, non lo pagherei 5,50, bensì…
Non lo so, lo chiedo a loro. «Quanto costano bibita e patatine medie?» «4 euro e 90». «E il menu completo, comprensivo anche del panino?» «6 e 20». Quindi il panino che mi starebbero “regalando” non costa nemmeno 5 e 50, ma meno della metà: 2 euro e 30. La mia opinione vale due euro e trenta. Glielo dico. Ride. Rido con lui. Poi smetto. Perché continuo a leggere: «L’offerta non è valida per i dipendenti, per i familiari dei dipendenti dell’azienda e dei suoi affiliati». Quasi non ci posso credere: stiamo parlando di monetine, eppure c’è la ressa per accaparrarsi “l’offerta”, al punto da suggerire tante limitazioni. Non riesco a credere che la gente sia così stupida da non percepire l’assurdità di tutto questo, ancor prima che l’assoluta mancanza di convenienza. Quasi quasi mi viene da sperare che sia la crisi economica la vera responsabile. Ma non ne sono mica tanto convinto.
“Da noi offerte folli” si legge spesso su volantini e manifesti pubblicitari. Finalmente so che cosa significa davvero: che solo i folli possono cascarci. Tutto è esperienza. Non si finisce mai di impa… zzire.

(«Il Caffè», 26 giugno 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano