mercoledì 10 giugno 2015

V. Mancuso, Questa vita, ed. Garzanti, 2015

Il neodarwinismo imperante in biologia ritiene che la vita sia sorta dal caso e che sia dominata dalla competizione violenta. È veramente così che stanno le cose? È l’unica visione della realtà in accordo con la scienza moderna? Prima di porre tali domande, ci sarebbe da dimostrare che questa impostazione regga davvero alla prova dei fatti: ebbene, pare che non sia così, poiché oggi sappiamo (è la stessa scienza a renderlo noto) che la vita si sviluppa secondo una logica di aggregazione e di cooperazione, oltre che di selezione. Il neodarwinismo è dunque un’idea quanto meno parziale. Qual è l’alternativa? Un ottimismo finalistico che legga dietro ad ogni evento un piano preciso? Certo che no: ormai è chiaro a tutti che il nostro non è il migliore dei mondi possibili, e che le cose mostrano non di rado il volto della mancanza di senso e della contingenza. Eppure non si riduce tutto a questo; c’è dell’altro in questa vita, anche se per vederlo occorre uno sguardo che sappia cogliere la portata reale con l’estensione e la profondità che solo un approccio transdisciplinare può permettere, al di là del mero “bios” e di ogni sorta di categorizzazione, concettuale e morale…
Vito Mancuso - come tutti i grandi intellettuali che si muovono con libertà genuina nell’ambito del sapere, rischiando del proprio - non attira le simpatie di quelli che amano racchiudere la conoscenza dietro etichette fin troppo precise. Inviso a certa teologia (che Panikkar avrebbe definito “microdossia”), quando dice ad esempio che «tutto nella vita si muove, [per cui è impossibile racchiuderla] in un sapere dottrinario di qualunque tipo, religioso o antireligioso, spiritualista o materialista [ovvero] in un catechismo»; e a certo scientismo becero per il quale non esiste altro che la materia e “l’egoismo del gene”, Mancuso ha l’ardire - nel suo ultimo Questa vita (ed. Garzanti) - di mostrare non solo l’incoerenza e la parzialità di certe impostazioni (e di farlo con i loro stessi strumenti), ma perfino di mostrare che teologia, filosofia e scienza possono (e dovrebbero) lavorare unitamente, in maniera armoniosa e complementare, a una visione della realtà più ampia e, tutto sommato, più verosimile e bella. Scritto con uno stile discorsivo accessibile a tutti.

(«Filosofia e nuovi sentieri», 10 giugno 2015; «l'Altrapagina», maggio 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano