Maurizio De Giovanni è uno di quegli autori che, volendo raccontare Napoli, hanno deciso di rimanerci: onore a chi non lascia il proprio amore e fuggire via, per poi indulgere a descrizioni e narrazioni di una città più sovente immaginata che ricordata, più desiderata che vissuta. E a chi, non essendoci nato, ha deciso di farne la propria patria. Come Luigi Alfredo Ricciardi, commissario di polizia, che è venuto a Napoli non solo per prendersene il buono, ma anche il cattivo: e fra morti ammazzati, rapine, scippi e vendette trasversali, non ha che l’imbarazzo della scelta. Vedere Napoli attraverso i suoi occhi è vederla quasi cent’anni fa, nel 1930, con lo sguardo sempre a un tempo incantato del bambino di fronte alla scintillante novità, e penetrante - fino al lacerante - di chi conosce l’orrore che si può celare nel buio di certi vicoli…
Una guida turistica atipica questa di Vincenza Alfano, che ci porta a conoscere Napoli secondo un insolito itinerario: quello dei luoghi descritti dai romanzi del commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni. Un libro godibile e ben scritto, senza pretese che vadano oltre la puntualità delle citazioni e l’esaustività dei richiami. Ad arricchire la trattazione illustrazioni in bianconero e un capitolo conclusivo su “Cosa mangiare a Napoli”.
V. Alfano, A Napoli con Maurizio de Giovanni, ed. Perrone, 2015.
(«Mangialibri», 23 giugno 2015)
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