Marina Plasmati immagina quel periodo e anima villa Ferrigni delle vite dei suoi tanti abitanti, dal padrone di casa all’“ospite di riguardo” (è così che tutti si riferiscono a Leopardi, in quel frangente) e scrive un romanzo che ha il sapore, il tono, il linguaggio dell’epoca. Il poeta viene ritratto ovviamente nel suo dolore e nella sua infermità, ma anche nella fierezza che nonostante tutto conserva. Notevole al riguardo la scena in cui questi si scontra verbalmente con Ferrigni, sulla questione delle “scienze umane”, di cui il padrone di casa sottolinea l’utilità per il “progresso dell’umanità” e lui sentenzia: “Mi domando da tempo a quale uomo siano servite, servano o serviranno”; ciò che salta all’occhio, al di là dello scambio di battute, è che di fronte alla possenza del suo pensiero non si può rinunciare ad affrontarlo con veemenza e vigore, pur avendo sotto gli occhi un uomo evidentememte malato e alla fine dei suoi giorni. In appendice, La ginestra e il Discorso sullo stato presente dei costumi degl’italiani.
M. Plasmati, Il viaggio dolce. Il soggiorno di Leopardi a Villa Ferrigni, ed. La lepre, 2015.
(«Mangialibri», 23 giugno 2015)
