venerdì 22 maggio 2015

P. Carlomagno, L'anello debole, ed. CentoAutori, 2014

«Scandalo, scandalo, avevano gridato al telefono. Un monaco ucciso, un mostro irriconoscibile pure. Li aveva trovati padre Lucillo, il frate esorcista, che aveva catturato più di cento diavoli nella sua vita e adesso diceva che il demonio lo aveva condotto sul luogo del delitto. Anzi, dei delitti.
Più pensava il maresciallo Iannaccone e più aumentava il passo. E stavano per arrivare i pellegrini. Gesummaria, rifletté, come si potevano fare le indagini tra folle di fedeli in preghiera, messe, rosari e penitenze? E la pattuglia sarebbe arrivata tra un'ora, la scientifica con comodo e il magistrato non ne parliamo proprio. E anche sua moglie e sua figlia dovevano pregare la Madonna e voleva che proprio lui le accompagnasse al Santuario, il pomeriggio».


Piera Carlomagno scrive per «Il Mattino» di Napoli e con il suo precedente noir, Le notti della macumba (ed. CentoAutori) è stata finalista al Premio Alberto Tedeschi (Giallo Mondadori) nel 2012. Un romanzo che si distingue - ancor prima che per l'intreccio e per l'ambientazione partenopea - per i dialoghi puliti e per il linguaggio adeguato e attento, anche nell'uso del dialetto. « "Ch'è stato?" "S'è rotto?" "Che cosa, Baldi?" "Lo specchio della specchiera." "E certamente che s'è rotto, perché?" "E so' sette anni di disgrazia, mo'." "Ma a chi Baldi? A noi?" "E no, commissa', alla famiglia". "Baldi, fammi il piacere, che gli deve succedere più alla famiglia?"» Un misterioso omicidio che parte dal basso e, dalle radici di uno strano passato, si spinge fino ai più alti ambienti della "Napoli che conta". In una bella edizione rilegata a filo con bandelle.


P. Carlomagno, L'anello debole, ed. CentoAutori, 2014.

(«Pagina3», 22 maggio 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano