sabato 23 maggio 2015

G. Manacorda, Terrarium, ed. Voland, 2014

Apocalisse nucleare? Catastrofe climatica? Domande inquietanti, eppure di scarsa importanza: quello che rimane del mondo è completamente stravolto e per di più ostile - fra affamati rettili mutanti e un ambiente irriconoscibile e sfigurato - e non resta che cercare di sopravvivere. Cioè vivere, perché gli uomini non sanno fare una cosa senza l'altra, e anche nella situazione più disperata non si può rinunciare a scrivere (fossero anche soltanto delle lettere alla madre) o a fare teatro (mettendo in scena il dramma di Edipo)...
Giorgio Manacorda - eclettico autore che ha spaziato negli ultimi settant'anni (è nato nel 1941) dal romanzo al saggio, dalla poesia al teatro, dal lavoro di traduzione a quello editoriale - consegna qui il suo lavoro più originale e visionario, che tematizza un futuro distopico in cui non la fanno da padroni né il Potere né il Male, ma un inconscio inalienabile che si fa vivo e presente (verrebbe da dire "onnipresente", nelle figure simboliche dei grossi rettili, del rapporto tra la madre e il figlio, tra questi e il padre...) anche quando si cerchi di sottacerlo o, addirittura, di misconoscerlo. Quando si ha a che fare con talenti di questa levatura è azzardato usare certi termini, e tuttavia non si può fare a meno di azzardare che questo sia probabilmente uno dei punti più alti dell'opera dello scrittore romano. Assolutamente consigliato.


G. Manacorda, Terrarium, ed. Voland, 2014.

(«Pagina3», 23 maggio 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano