venerdì 10 aprile 2015

Philip Lymbery e Isabel Oakeshott, Farmageddon, ed. Nutrimenti, 2015

«I fatti sono incontrovertibili e sconcertanti. Cereali e soia che potrebbero nutrire miliardi di persone vengono coltivati come mangime animale. Tonnellate di pesce di piccola taglia, in grado di sfamare un intero continente, vengono trasformate in farina e usate per nutrire i pesci d’allevamento. metà degli antibiotici usati al mondo viene regolarmente somministrata agli animali negli allevamenti intensivi, contribuendo alla nascita di superbatteri letali e resistenti». Basterebbero queste poche righe della bandella per decidersi a leggere Farmageddon di Philip Lymbery e Isabel Oakeshott (ed. Nutrimenti). Ma non per il catastrofismo che sembrerebbe celarsi dietro quelle parole: non è questo che ha reso il libro dei due inglesi (attivista, lui; giornalista, lei) l’ottimo reportage che è, peraltro selezionato dal Times fra i migliori libri del 2014. In oltre quattrocento pagine documentatissime e dalla grande fluidità - a differenza di tanti altri studi del genere, densi fino al collassante - vengono affrontati con chiarezza e puntualità tutti i nodi della questione dell’industria alimentare, soprattutto quelli più problematici: dalla geopolitica globale al crollo della qualità del cibo, dall’invasione dell’agricoltura da parte della chimica agli allevamenti intensivi (e alle loro condizioni - pardon - “bestiali” di gestione), dall’uso improprio dei farmaci alle ricadute sulla salute pubblica, dalla “illusione del cibo economico” alle prossime crisi alimentari “pianificate”.
Cosa resta ai lettori, oltre alla speranza di un mondo migliore? La certezza di poter contribuire direttamente al cambiamento, con le proprie scelte: sia quelle economiche, come consumatori, sia quelle politiche, come cittadini. Prendere coscienza di quanto ingiusta (ed ecologicamente disastrosa) sia l’industria alimentare globale è il primo, necessario passo.


Philip Lymbery e Isabel Oakeshott, Farmageddon, ed. Nutrimenti, 2015.

(«Il Caffè», 3 aprile 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano