venerdì 10 aprile 2015

’O latitante

Il dizionario Treccani.it definisce la latitanza - oltre che in tanti altri modi - come “assenza inspiegabile”. Potremmo darne tanti esempi, ma ci limiteremo a tre: non perché a Caserta manchi la materia per farne una ben più lunga elencazione. Ma, diciamo così, solo per non avvilirci.
La prima latitanza è quella del casello di ingresso di Caserta Nord, che avrebbe tre varchi ma da sempre, almeno a mia memoria, apre solo i primi due a sinistra, il primo riservato al Telepass. Sorpresa quindi sabato sera, quando vedo anche il terzo aperto, con sbarra alzata e semaforo verde (mai visti così): mi ci fiondo, perché non c’è nessuno (a differenza degli altri due) e anche un po’ per farne l’esperienza. Arrivo al dispositivo e… non succede niente. Nessun biglietto. Nessuno operatore. Nessun cartello (figuriamoci: se no dove sarebbe il divertimento?). Anche l’ultima sbarra è alzata, potrei entrare in autostrada senza colpo ferire. Ma non amo rischiare. Sono l’unico a notare che qui manca qualcosa? mi chiedo. Poi accendo le quattro frecce, e piano piano torno indietro.
Qualche giorno prima leggevo sui giornali: “Aversa, ai domiciliari per truffa, evade e finisce in cella”. “Villa Literno, evade dai domiciliari per tentato omicidio e finisce in carcere”. “Mondragone, pregiudicato evade dai domiciliari e se ne va a spasso”. “San Marcellino, ai domiciliari per turbativa d’asta, evade e finisce in cella”. “Castel Volturno, rumeno evade dai domiciliari e accusa finto malore in clinica, arrestato”. “Marcianise, arrestato mentre a bordo di ciclomotore si allontana dagli arresti domiciliari”. “Curti, pregiudicata rumena ai domiciliari, i carabinieri la arrestano mentre sale su autobus di linea”. Sono titoli del solo mese di febbraio: nella provincia di Caserta ci sono ben 7 tentativi di evasione dai domiciliari sventati dalle forze dell’ordine. E potrebbero essercene degli altri, magari andati a buon fine, che i giornali non ci hanno comunicato. Arresti domiciliari: li si concede con troppa faciltà, o è troppo facile approfittarne? E chi lo sa. Fatto sta che anche a marzo continuo a leggerne di simili.
E poi, come promesso, c’è la terza: l’informazione. In particolare, quella della centrale del Garigliano. Sì, quella chiusa nell’80, che finalmente stava avviando lo smantellamento ufficiale in “sicurezza” (chiamasi decommissioning). A che punto siamo? Anche qui: e chi lo sa? La Regione Campania ha pure aperto un sito dedicato al decommissioning, ma l’ultima notizia risale giusto a un anno fa. Peraltro non viene riportata la cosa più importante: all’inizio di marzo 2015 l’ASL e il Comune hanno dichiarato troppo inquinata l’acqua di Sessa Aurunca. C’entra qualcosa la centrale? Anche qui: chi può dirlo? Ma insomma, devo fare tutto io? Non vi sembra strano che - con tutta la malvivenza che abbiamo da queste parti - a latitare debba essere soprattutto… la trasparenza?

(«Il Caffè», 3 aprile 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano