venerdì 13 marzo 2015

Morire a Nassiriya

La divisa ha il suo fascino, si sa: ma molto meno per le donne che per i giornalisti, ai quali prudono i polpastrelli quando possono parlare di “eroismo” di fronte alla notizia di un militare caduto, anche quando è chiaro che non c’è niente di eroico nel fatto in sé (altrimenti “militare” ed “eroe” dovrebbero essere sinonimi). Dei marò, per esempio, si continua a parlare, anche quando non c’è niente di nuovo da dire (anzi, sembra a volte che l’assenza di qualunque notizia… sia la notizia vera e propria). E allora, visto che dei militari parlano già tutti, noi parleremo di un civile. Del quale, guarda un po’, si è parlato poco o niente. Si chiamava Marco Beci. Morto anche lui insieme agli altri, quel disgraziato 12 novembre 2003, a Nassiriya.
«A volte sento il bisogno / di aprire la finestra / per guardare il cielo / e provare a ricordarti. / Una lacrima scende / e mi bagna la guancia. / Poi penso: “Sono come volevi che io fossi?” / “Sono cresciuta come tu avresti voluto?” / E mi dico: “Sì, perché tu mi sei sempre stato vicino!” / E questo mi basta. Chiudo la finestra. / E vado avanti». È la poesia di Maria Ludovica Beci, figlia di Marco, che all’epoca aveva solo due anni, riportata nella quarta di copertina del bellissimo Morire a Nassiriya. Marco Beci, un italiano a servizio del mondo, di Vincenzo Varagona (ed. Paoline), ritratto di un uomo che ha dedicato la sua vita alle popolazioni vittime della guerra, dall’Etiopia all’Eritrea, dal Kenya alla Turchia, fino all’Iraq. Racconto commovente e istruttivo (con uno splendido inserto fotografico a colori di 32 pagine) reso attraverso le voci dei familiari e dei tanti amici che lo hanno conosciuto e amato. Tra i tanti frammenti di questo caleidoscopio di ricordi spicca l’episodio di Sanja e Aladdin, i due bambini mutilati alle gambe dalle granate tratti in salvo dall’inferno dei Balcani grazie all’intervento diretto di Marco.
Un eroe? Fate un po’ voi. Di certo un uomo la cui testimonianza risuona forte ancora oggi. Per cui ci domandiamo: dopo le tante intitolazioni ai caduti di Nassiriya... a quando una bella piazza in onore di Marco Beci?

(«Il Caffè», 6 marzo 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano