venerdì 13 marzo 2015

Atlante delle guerre

Rachel Corrie aveva 24 anni quando un bulldozer dell’esercito israeliano l’ha travolta durante le operazioni di demolizione di case palestinesi; il giudice israeliano ha stabilito che si è trattato di un incidente nonostante le numerose testimonianze affermino il contrario. Samantha Lewthwaite è la “vedova nera” per gli inglesi e la “sorella bianca” per i somali: ventottenne, la sua missione è organizzare attacchi terroristici, preferibilmente in Kenya. Aminatou Haidar è una attivista del Sahara occidentale: malgrado i tanti abusi da parte dei militari (è stata detenuta illegalmente, picchiata, torturata, minacciata di morte e ha trascorso quattro anni e mezzo bendata in isolamento), chiama tutti i marocchini “suoi fratelli” e ha vinto nel 2008 il Premio Kennedy per i diritti umani. Bosco Ntaganda, il cui nome farebbe pensare ai salesiani, viene chiamato “Terminator” per la facilità con la quale uccide, in Ruanda…
Così è la guerra: c’è di tutto, il meglio e il peggio. Ma quel che è veramente peggio è che è la guerra ad essere dappertutto: non vi è continente che ne sia esente (nemmeno l’Europa del Nobel per la Pace), dove non si debbano contare le vittime, soprattutto civili, fare il bilancio dei disastri, tremare di fronte alle fragili prospettive di composizione dei conflitti. Lo racconta in ogni dettaglio il bellissimo volume Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, a cura dell’Associazione culturale 46º Parallelo (ed. Terra Nuova), ricco di editoriali, schede, cartine, foto a colori e in bianconero. Nonché di aneddoti (come quello del custode divorato dai coccodrilli che ha nutrito per trent’anni, in Costa d’Avorio) e di approfondimenti (come quello sul land grabbing e sul cibo come business del futuro).
Siamo circondati dalla guerra (che imperversa soprattutto in Africa e in Asia) ma non smettiamo di nutrire la nostra speranza: perché rimaniamo convinti che il cammino contro di essa sia lungo ma non infinito, e che conoscerla bene sia il primo passo per smettere di farla.

(«Il Caffè», 6 marzo 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano