domenica 1 marzo 2015

A. Reali, Sambuco e il segreto di viale Loreto, ed. Frilli, 2014

Nella provincia meccanica di Pavia tutto scorre in maniera monotona e sempre uguale a se stessa, come l’acqua del Ticino: a Sannazzaro De’ Burgondi l’“imprenditoria proletaria” è rappresentata da Michela Sarti, vedova di un operaio morto per mancanza di sicurezza sul lavoro e madre di Elio, che dice di non fregarsene niente di lei e che preferisce fare il manovale in raffineria anziché servire al bancone. La ricca borghesia è invece quella della villa di Viale Loreto e dei suoi proprietari, Renato Mandrini e Dina Valsecchi Morbegni; la quale, come tutte le mogli di uomini ricchi sfondati, teme che il marito possa andar cercandosi il divertimento al di fuori del tetto coniugale…
Un’altra indagine per l’Agenzia Sambuco e Dell’Oro, questa volta a proposito di un “fatto di corna” che prende una piega inaspettata (anzi, più d’una). Un romanzo scritto con uno stile deciso, che usa il dialetto in maniera parsimoniosa e adeguata, è ben calato nell’ambiente che lo ospita e sa mettere insieme estremi come Chopin e i Nirvana. Una nuova storia che non deluderà i fan della coppia investigativa e che offre piccole perle come i «due colombi che limonano sulla Panda giallo canarino».


A. Reali, Sambuco e il segreto di viale Loreto, ed. Frilli, 2014.

(«Pagina3», 1 marzo 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano