mercoledì 4 febbraio 2015

Un libro è un libro?

Dopo aver martellato fino allo sfinimento su Twitter con l’hashtag #unlibroèunlibro, l’AIE - Associazione Italiana degli Editori - all’inizio di novembre 2014, ha promosso e sostenuto l’iniziativa della riduzione dell’IVA sugli ebook tramite il sito internet http://www.unlibroeunlibro.org/. Un sito di poche parole, come pochi sono gli intenti, anzi uno solo: ottenere che gli ebook (sui quali si pagava l’IVA al 22%) godessero anch’essi dell’IVA agevolata al 4%. Come i libri stampati. E sì, perché insomma: un libro è un libro. “L’importante è la storia, non come viene letta” sentenzia una sostenitrice, la cui opinione viene sparata in home page; piena di foto di celebrità più o meno celebri con il pollice verso, a significare il loro dissenso verso quella che sembrerebbe una discriminazione bella e buona. Di più: un’ingiustizia insulsa, priva di senso, insostenibile. Un po’ come pretendere di tassare in maniera diversa le mele e le pere. Ma è sempre frutta! Detto e ridetto sempre allo stesso modo: perché - a parte lo slogan - il sito non cerca di persuadere con la forza delle argomentazioni (molte delle quali vacillano a prima vista; come quella dell’altra fan che a sua volta commenta: “L’ebook è un’opportunità per gli esordienti”... come se non ci fossero abbastanza editori compiacenti a riempirci di spazzatura), bensì con l’ingombro dei numeri: tali visite il primo giorno, tante visite in assoluto, questi giornali hanno parlato di noi nel mondo... un po’ a testimonianza della ricerca della quantità di decibel più che della qualità dell’idea; del vociare, più che del riflettere.
Il resto è storia: dal 1 gennaio l’IVA scende al 4% anche per i libri digitali. Ma prima di tutto ciò, il Gruppo Editoriale Mauri Spagnol aveva diffuso in rete un video (visibile qui) che ricapitolava, in meno di tre minuti, i costi della produzione di un libro, comuni al libro di carta e a quello elettronico, che comprendono tra l’altro: autore, scout o agente letterario che ha segnalato l’autore, editore, lettori professionisti, responsabile ufficio diritti, traduttore (se necessario), editor, correttore di bozze, impaginatore, grafico per la copertina, ufficio stampa, addetti alla promozione, ecc. Il libro di carta costerebbe appena un po’ di più per la stampa. La tesi fondamentale era: costano quasi lo stesso prezzo all’origine: giocoforza dovranno avere un prezzo simile al pubblico. Anche lì ho avuto la sensazione che si puntasse a colpire più che altro con la grafica accattivante. E poi non ero d’accordo: a mio avviso i costi di distribuzione e di stoccaggio non sono una percentuale minima sul totale, quindi le versioni digitali dovrebbero comunque costare sensibilmente di meno.
Però stavolta - nonostante agli ebook mi sia sempre dichiarato sfavorevole e disincantato (cui aggiungo, se non l’ho già fatto: non servono a niente e non ci aiutano a risolvere nessun problema: per questo si affermeranno, proprio come gli OGM) - voglio gioire con gli editori per la vittoria sull’IVA e l’apertura di questo nuovo grande mercato digitale. E voglio farlo sul loro stesso terreno, dandogli ragione su tutti i fronti: ebbene sì, mi avete convinto, un libro è un libro perbacco, e carta ed ebook costano al produttore praticamente la stessa cifra. Domanda: se veramente è così… perché non li stampate?

(«Il Caffè», 30 gennaio 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano