La tradizione vuole che Agostino versò copiose lacrime di fronte allo spettacolo del disfacimento ineluttabile dell’impero romano: quello che aveva sdoganato il cristianesimo alle masse, permettendogli diritto di cittadinanza e di insegnamento (nonché di lucro), adesso giaceva tra le fiamme, senza speranza di ripresa, né di ritorno. Ma il dottore della Chiesa - vuoi per rassegnazione, vuoi per opportunismo, vuoi magari per autentica lungimiranza filosofica - seppe trarre un grande insegnamento da quell’evento: qualunque città terrena - foss’anche la più forte, splendente e regale - è destinata a scomparire. “Passa la figura di questo mondo” e non le si può affidare ciò che l’uomo ha di più prezioso: la propria anima, custodita grazie alla religione. Cosa ne è del fondamentale insegnamento agostiniano oggi, nell’epoca in cui i nazionalismi religiosi tendono a irrigidirsi negli antichi (e obsoleti) miraggi della teocrazia?
Tornano in medioriente (e, per reazione, un po’ in tutto il mondo) gli integralismi religiosi, che hanno poco o nulla della rinascita con la quale vorrebbero rpesentarsi e molto del cadavere riesumato. La vecchia impostazione della religione “privata” (nelle tante forme del popolo eletto, dello stato teologico ecc.) non resiste più, non solo alla critica filosofica interculturale, ma all’assetto di un mondo globalizzato in cui è sempre più chiaro che abbiamo bisogno gli uni degli altri perché nessuno possiede le soluzioni generali ai problemi che sono di tutti (da quello ambientale a quello economico). Attardarsi in rivendicazioni di supremazia o di chiusura è dunque fuori contesto; soprattutto se si pensa che il modello cristiano dell’apertura “cattolica” - cioè riservata a tutti, nessuno escluso - risale appunto almeno ad Agostino. Borghesi, docente di Filosofia morale a Perugia, lo mette bene in luce sottolineando come la teoria per un incontro tra le religioni - altro che scontro di civiltà! - sia pronta da quasi due millenni e non resti che applicarla: punto di partenza per questa operazione, la critica della teologia politica attraverso le impostazioni di autori come Peterson, Ratzinger, Maritain, Sturzo-Dossetti-De Gasperi, Carl Schmitt. Il Dio degli eserciti ha fatto il suo tempo; adesso è l’ora del Principe della pace. La fede non basta. C’è bisogno di idee più chiare al riguardo.
M. Borghesi, Critica della teologia politica, ed. Marietti, 2013.
(«Mangialibri», 27 febbraio 2015)
Modulo di contatto
Etichette
aforismi
Alex Zanotelli
altrui cose
Ambiente
Bambini
Bauman
Bellet
biografia
Brunetta
Bullismo
C'è un sole che si muore
Carlo Sini
Cinema
Claudio Fava
Claudio Fracassi
ControCorrente
Daniele Sensi
Desaparecidos
Diego De Silva
Dio perverso
Dipendenze
disabilità
don Andrea Gallo
don Luigi Merola
don Paolo Farinella
e-book
Economia
Educazione
Ennio Remondino
esercito
Etica d'impresa
eventi
Facebook
Fantascienza
Filosofia
Filosofia della scienza
Foto
Fumetti
Galapagos
Geografia
Giochi
Giulietto Chiesa
Giuseppe Miserotti
Giuseppe Onufrio
Goffredo Fofi
guerra
Guerra e pace
Hegel
Heidegger
i piccoli
Idiosincrasie
Il Partito dell'Amore
il telefonino
Illich
Immigrazione
In che mondo viviamo
Incendi in Russia
Internet
L'azzardo del gioco
L'economia come la vedo io
La Chiesa che non capisco
La guerra è guerra
La piaga del nucleare
La verità cammina con noi
le cose si toccano
Letteratura
lettere
Levinas
Libertà di stampa
Linguaggio e realtà
Luciano Gallino
Luigi Zoja
Mafia
Malainformazione
manuali
Marx
Massimo Cacciari
Massimo Scalia
Massoneria
Matematica
Maurizio Torrealta
Mondo
Morin
Musica
My Last Slating
Noir&Giallo
Novità
Nucleare
Pancho Pardi
Panikkar
Paolo Scampa
Parcheggiatore abusivo
pedagogia
Pietro Barcellona
Pippo Civati
Pirateria somala
poesia
Politica
psicologia
Pubblicità
Racconti e poesie
Religione
Riccardo De Lauretis
Roberto Carboni
Scienza
Scuola
Scusi può ripetere?
Sergio Manghi
Società
sport
Stefano Santasilia
Storia
Teatro
Tecnofollie
Tonino Drago
Vincenzo Pepe
Virtù del pubblico - Vizi del privato
Vito Mancuso
War
Powered by Blogger.