venerdì 27 febbraio 2015

Jennifer Elvgren, La città che sussurrò, ed. Giuntina, 2014

Danimarca, 1943. Nel piccolo villaggio di pescatori di Gilleleje, occupato dai tedeschi, è appena cominciata la caccia all’ebreo: i nazisti hanno preso a perquisire tutte le case, minacciando di morte i proprietari. Sono molti gli ebrei nascosti in rifugi di fortuna presso case private, tra cantine e ripostigli: ma è chiaro ormai che quella sistemazione non potrà durare a lungo. Bisogna pensare alla fuga. Il piano è raggiungere il porto di notte, alla volta della Svezia: ma purtroppo non c’è luna in cielo, e sarà quasi impossibile per i fuggitivi riuscire a orientarsi al buio… Così la piccola Anett ha un’idea: e se tutti gli abitanti si mettessero dietro agli usci di casa a sussurrare la direzione? Potrebbero guidarli alle barche con la voce, anziché con la luce…
La storia della guerra non è fatta solo di sopruso e di viltà, ma anche di resistenza e di piccoli e grandi eroismi quotidiani destinati a salvare delle vite, invece di distruggerle. La città che sussurrò, di Jennifer Elvgren (ed. Giuntina, con illustrazioni di Fabio Santomauro), è un’affascinante graphic novel per bambini, di grande formato, interamente illustrata a colori, che racconta la storia vera di una famiglia e dell’intera collettività di un paese che ha deciso di non cedere al ricatto della violenza: così fu possibile, oltre settanta anni fa, mettere in salvo ben 1.700 ebrei. Vergogna di un fascismo italiano servo dell’orrore razzista che - nonostante i funambolismi dei revisionisti - non fu in grado di proteggere il proprio popolo dalla deportazione; ma orgoglio di un’umanità che, anche grazie a questi esempi, rinnova una volta di più la fiducia nella possibilità di un mondo meno meschino.

(«Il Caffè», 20 febbraio 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano