Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia e membro direttivo della BCE, scrive un libro (qui proposto nella seconda edizione, abbondantemente ampliata e aggiornata rispetto alla precedente del 2009) dall’analisi economica dotta e raffinata, in equilibrio tra lo sguardo distaccato del tecnico e quello appassionato del politico. Per la sua qualità intrinseca la trattazione non è suscettibile di critica né tanto meno di confutazione, che richiederebbero in ogni caso uno spazio almeno pari a quello del libro stesso. Ciò che si annota - come spunto per una lettura che voglia andare oltre la mera presa d’atto - è che forse il disagio dei tanti economisti nel maneggiare le difficoltà del nostro tempo sta nell’inadeguatezza di un linguaggio e di categorie concettuali datate che appartengono ormai, si può ben dirlo, al bagaglio del millennio scorso. È l’incapacità di andare oltre le idee di “crescita a tutti i costi”, “concorrenza”, “risorse umane”, a impedire la rigenerazione di un’idea dell’uomo e della società in una forma più attuale. Comunque la si pensi al riguardo, un dato è chiaro: il disegno di un’economia per il domani dovrà partire da da quella di oggi e dalla visione che ne ha chi la conosce bene. Quelli come Visco saranno sempre, in questo senso, degli interlocutori privilegiati.
I. Visco, Investire in conoscenza, ed. Il Mulino, 2014.
(«Mangialibri», 20 febbraio 2015)
