venerdì 6 febbraio 2015

G. Merlo, Renzi e la classe dirigente, ed. Rubbettino, 2014

Si parla tanto, e giustamente, di crisi della politica; di politica che non è all’altezza delle sfide e non è al passo con i tempi; di politica che più si dichiara nuova, più si presenta sempre uguale a se stessa, addebitandole tutte le colpe, anche quelle che non ha. Di vero c’è che spesso la politica si mostra inadeguata a risolvere i problemi dei cittadini e a tutelarne gli interessi, in un contesto che è sempre più internazionale, europeo, globale. Per di più come la sociologia degli ultimi vent’anni ci ha insegnato, la politica è sempre più ostaggio dell’economia dominante, e sembra che il margine della sua autonomia si riduca ad elemosinare il consenso dei mercati finanziari. Insomma, la politica va riformata e forse rifondata; ma è tutto qui? Pare di no, se è vero che la politica si serve di un apparato dirigenziale, non eletto, nelle cui mani si trova una gran parte del potere operativo - quando non decisionale - che riguarda questo Paese. La domanda dunque è: oltre alla politica, come fare a selezionare e formare una classe dirigente che possa sostenere una politica nuova, in un momento storico nel quale l’innovazione tecnologica e le tante democrazie digitali acquistano sempre più spazio presso la popolazione?
Giorgio Merlo, giornalista professionista della RAI che è stato amministratore locale e provinciale a Torino per più di dieci anni (oltre che parlamentare dell’Ulivo e del PD), cerca di dare una risposta a queste domande, a partire da quella “speranza” che il PD rappresenterebbe nel panorama politico italiano secondo le sue stesse intenzioni. Riuscirà Renzi a dare nuova linfa alla politica e a plasmare una classe dirigente come quella di cui l’Italia ha bisogno? Perché, diciamolo chiaramente: il problema della classe dirigente è sempre anche quello di una politica che per decenni ha preferito circondarsi di yes-man ossequiosi, anziché di manager talentuosi e indipendenti. L’ottimismo dell’autore deve qui fare i conti con qualcosa di più di una speranza, che si rispecchi nei fatti e negli stili di un partito che al momento di innovativo ha avuto poco più che le primarie. A cominciare dal modo con il quale l’attuale presidente del consiglio è arrivato al governo, passando per il linguaggio tardocapitalistico indistinguibile da quello della destra, per arrivare alla demonizzazione della pubblica amministrazione cui eravamo stati abituati da Brunetta, che a momenti finiamo per rimpiangere. La storia ci dirà se il PD sarà stato in grado di andare oltre la propria apologia. Speriamo il più presto possibile.


G. Merlo, Renzi e la classe dirigente, ed. Rubbettino, 2014.

(«Mangialibri», 5 febbraio 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano