Parlare di Kafka è sempre in certo modo parlare del già detto: la sua produzione è stata vivisezionata da ogni angolazione e anche la sua vita personale - inestricabilmente intrecciata a quella - è stata fatta a brandelli e spiegata più o meno finemente in ogni risvolto. Così oggi sappiamo tutto delle origini, della famiglia, degli amori, del lavoro, della sessualità, dell’ebraismo, del rapporto con la scrittura di Kafka. Non è facile però trovare una biografia in grado di tenere insieme tutte le cose in un quadro completo che - senza pretesa di esaustività - sappia sfuggire alla tentazione della cronaca pedissequa e scendere in picchiata su aneddoti e testimonianze capaci di restituire il volto di Kafka a noi che desideriamo conoscerlo a un secolo di distanza. Lemaire ci riesce e ci conduce nei meandri di una figura che ha del mitologico - per la grandezza inarrivabile di ciò che ci ha consegnato - ma che era pur sempre un uomo alle prese con le difficoltà del mondo moderno, straniante e pericoloso come lo conosciamo. Una lettura che riesce a ripercorrerne le tappe esistenziali attraverso le lenti della sensibilità del genio praghese, da parte di uno studioso considerato uno dei maggiori esperti al mondo dell’opera di Kafka.
G.-G. Lemaire, Kafka. Una biografia, ed. Lindau, 2014.
(«Mangialibri», 24 febbraio 2015)
