Gennaro, napoletano doc, ha un problema: come tutti i napoletani al momento della morte del genitore, sta cercando un loculo per seppellirlo. Impresa impossibile: il cimitero è pieno da decenni, e l’unico modo per trovare un loculo è quello di “liberarlo”. Sì, insomma, bisogna sfrattare l’attuale occupante e piazzarcisi con la forza. Ma non è cosa che osino fare tutti: bisogna sapersi rivolgere alle persone giuste (e tirar fuori 8.000 euro, ca va sans dire). Così come va da sé che l’appetito vien mangiando, è il caso di dirlo: e a quelle stesse persone Gennaro finisce per rivolgersi in occasione del pranzo di nozze della figlia, per il quale ci vogliono tanti soldi, e l’unico modo per ottenerli è imbarcarsi sul primo aereo per Marrakech a fare un attimo “un servizio”...
Seconda prova letteraria per Benito Gagliardi (già autore di Sono un uomo fortunato: NarrativaePoesia edizioni, 2012), che lascia insoddisfatti per diversi motivi: le battute del protagonista non sempre vanno a segno, fallendo l’obiettivo di renderlo simpatico e alla mano; se a questo aggiungiamo un qualunquismo che non serve a connotarlo ma a sfumarne ulteriormente i tratti, questi diventa apertamente antipatico (ove non irritante; quando ad esempio ironizza sulla nullafacenza dei marocchini, concludendo che «I più volenterosi si mettono a vendere i fazzolettini, ma in generale sono dei fannulloni, diciamocela tutta». Poi però non la dice tutta, e il discorso rimane lì appeso, come una cosa qualsiasi sparata a freddo solo perché è gratis e adesso è lui ad avere il microfono in mano). L’ortografia del napoletano è sbagliata e piccole imprecisioni (come lo stupore del narratore per il costo delle chiese di Napoli in occasione del matrimonio che, a suo dire, può arrivare fino a 1.000 euro; mentre in realtà Santa Chiara costava 3.000.000 di lire già nel lontano 2001, come ben sa chi ha provato a sposarvisi a quei tempi) mettono in ombra una storia di fondo che - con un editing opportuno e meno pavido - potrebbe non essere male.
B. Gagliardi, Onora te stesso, ed. 0111, 2014.
(«Mangialibri», 24 febbraio 2015)
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