Rosarno (Reggio Calabria), gennaio 2010. Due immigrati neri, uno del Togo e uno della Costa d’Avorio, vengono feriti da sconosciuti che sparano con fucili ad aria compressa. E la comunità dei migranti - già messa a dura prova dallo sfruttamento sul lavoro e dalla precarietà della sistemazione - insorge violentemente e tiene la cittadina in ostaggio per diversi giorni, con sfilate roboanti e svariati atti di violenza urbana. “Adesso anche l’Italia ha la sua banlieue”, si comincia a dire da più parti; e ben presto sulla stampa passa in secondo piano l’evento scatenante (la violenza razzista), per mettere a fuoco quella che in breve diventa (ma meglio si direbbe: “torna ad essere”) l’“emergenza immigrazione”. Qui i giornali, non solo di destra, fanno a gara d’isteria nel ricondurre i fatti a matrici culturali inestirpabili quando non addirittura a radici genetiche. E Rosarno diventa, da un giorno all’altro, l’esempio autoesplicativo di cosa può succedere all’Italia se si lasciano entrare gli immigrati…
Angelica Erta è brava a ricostruire, nel suo Migranti in cronaca (ed. Ombre corte), quel periodo vergognoso - se non proprio buio - del nostro giornalismo nazionale. Titolo dopo titolo, un pezzo dopo l’altro, esamina umori, tendenze, deformazioni che non sono interamente riconducibili a secondi fini politici, ma affondano probabilmente le radici in un modo di pensare ideologico (e d’altri tempi) del quale non ci siamo ancora liberati. L’autrice ha il merito di ricordare (si annota en passant che Rosarno non è terra di camorra, come riportato a pag, 12, ma di ’ndrangheta) che dovremmo rivedere i nostri pregiudizi in proposito; magari ricominciando dal fatto che non solo “i neri non mordono” (non che l’immigrazione non sia un problema da affrontare seriamente, ma questo è un altro discorso), ma che degli immigrati abbiamo bisogno, in termini di forza-lavoro, per garantirci le nostre pensioni e via discorrendo. Proposito per il nuovo anno: buttare via i pregiudizi sugli immigrati. Vediamo se saremo in grado di fare, di questo 2015, un anno davvero nuovo.
(«Il Caffè», 9 gennaio 2015)
venerdì 16 gennaio 2015
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