Isola di Murano. Il 1600 è appena passato e degli sconosciuti ma eccellenti artigiani - i cui discendenti sono ancora oggi i migliori al mondo nella lavorazione del vetro - stanno preparando alcune lenti speciali. Non è la prima volta che fabbricano oggetti atti a ingrandire, ma questa volta la richiesta è insolita e audace: le lenti dovranno essere in grado di ingrandire almeno 20 volte, a differenza di quelle solite, che non vanno oltre le 5. Ci vorrà tutto l’impegno, la perizia e anche un pizzico di fortuna per riuscirci; del resto non si può dire di no all’uomo che ha commissionato il lavoro: si tratta di un patrizio fiorentino che ha fama di filosofo e di astronomo, dall’occhio acuminato e dalla penna faconda, che sta per stampare la sua prossima opera nel capoluogo lagunare…
Se si può usare il termine inglese bestseller per un classico del XVII secolo, il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei è l’esempio più adatto: stampato nel 1610 dal veneziano Tommaso Baglioni (e oggi riedito dalla Marcianum Press, anch’essa veneziana, con una notevolissima cura editoriale del volume, rilegato a filo con bandelle), il libro andò subito esaurito. In un centinaio di pagine il padre della scienza moderna era riuscito a condensare le incredibili scoperte che aveva realizzato proprio grazie all’uso dell’“occhiale”, primo telescopio adatto a scrutare la superficie lunare e a rilevare i satelliti di Giove. Non ci volle molto a porre la domanda: e se anche la Terra e il suo satellite, proprio come Giove… ruotassero intorno al Sole? Un libro entusiasmante che, grazie al puntuale apparato critico di William Shea, titolare della Cattedra Galileiana di Storia della Scienza dell’Università degli Studi di Padova, rende agevole la lettura anche a un pubblico non specialistico.
Galileo Galilei, Sidereus Nuncius ovvero Avviso Sidereo, ed. Marcianum Press, 2009.
(«Mangialibri», 20 gennaio 2015)
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