I Wardi sono un popolo che, come tutti gli abitanti della terra, parlano una propria lingua: il wardesano. E, come tutti gli altri, si dedicano alla letteratura, alla scienza, alla filosofia, alla poesia, lasciando testimonianze scritte. Che certamente hanno qualcosa in comune con quelle che conosciamo meglio (il sapere greco o latino antichi, ad esempio), nel rapporto con la natura, con la divinità, nelle storie di dinastie che ascendono e declinano, di splendori, di esodi e disgrazie; ma che hanno anche delle loro peculiarità, come la concezione del tempo, dei paesaggi (che non hanno una causa ed esistono da sempre e per sempre) e delle loro “porte”. Leggere i loro scritti è un po’ come rivedere noi stessi, la nostra nascita, come siamo diventati quel che siamo; ma è anche sognare come avremmo potuto essere, quanto grande e ulteriore sia l’umanità che non ci immaginiamo, e quanto abbiamo bisogno di questa diversità per continuare a sperare e a guardare più lontano. Poco importa che i Wardi siano un popolo immaginario...
Un gioiello. Che non è solo un libro: è un’intera letteratura. E, attualmente, questo libro non è soltanto scritto in wardesano: esso è il wardesano, non essendoci altre testimonianze, documenti o uomini parlanti questa lingua. Uscendo per un attimo dal gioco meraviglioso e titanico imbastito da Werst, c’è qui un’antologia di scritti diversi (in versione bilingue: wardesano-italiano, tutti aperti da un’introduzione), dalla narrazione storica a quella mitica, dall’invocazione alla poesia, dal saggio al canto, dal trattato di morale a quello di metafisica; una grammatica del wardesano; un dizionario; un esempio di traduzione. Più di 550 pagine di spettacolo pirotecnico e finissimo, che attinge a certa filosofia interculturale (impossibile non pensare alla “parola creatrice di realtà” di Raimon Panikkar) e ha il pregio di porre in primo piano l’importanza della pluralità linguistica, sintetizzata in una riflessione: ogni quindici giorni una lingua si estingue e scompare, e con essa un modo unico, irripetibile, di concepire la realtà e di viverci. Può non sembrare grave come il disastro climatico o la crisi economica. Ma è qualcosa che ci rende comunque più poveri; anzi, più miseri. Sarebbe ora di cominciare a pensarci sul serio.
Frédéric Werst, Il mondo dei Wardi. I e II secolo. Un’antologia, ed. Clichy, 2014.
(«Mangialibri», 30 gennaio 2015)
Modulo di contatto
Etichette
aforismi
Alex Zanotelli
altrui cose
Ambiente
Bambini
Bauman
Bellet
biografia
Brunetta
Bullismo
C'è un sole che si muore
Carlo Sini
Cinema
Claudio Fava
Claudio Fracassi
ControCorrente
Daniele Sensi
Desaparecidos
Diego De Silva
Dio perverso
Dipendenze
disabilità
don Andrea Gallo
don Luigi Merola
don Paolo Farinella
e-book
Economia
Educazione
Ennio Remondino
esercito
Etica d'impresa
eventi
Facebook
Fantascienza
Filosofia
Filosofia della scienza
Foto
Fumetti
Galapagos
Geografia
Giochi
Giulietto Chiesa
Giuseppe Miserotti
Giuseppe Onufrio
Goffredo Fofi
guerra
Guerra e pace
Hegel
Heidegger
i piccoli
Idiosincrasie
Il Partito dell'Amore
il telefonino
Illich
Immigrazione
In che mondo viviamo
Incendi in Russia
Internet
L'azzardo del gioco
L'economia come la vedo io
La Chiesa che non capisco
La guerra è guerra
La piaga del nucleare
La verità cammina con noi
le cose si toccano
Letteratura
lettere
Levinas
Libertà di stampa
Linguaggio e realtà
Luciano Gallino
Luigi Zoja
Mafia
Malainformazione
manuali
Marx
Massimo Cacciari
Massimo Scalia
Massoneria
Matematica
Maurizio Torrealta
Mondo
Morin
Musica
My Last Slating
Noir&Giallo
Novità
Nucleare
Pancho Pardi
Panikkar
Paolo Scampa
Parcheggiatore abusivo
pedagogia
Pietro Barcellona
Pippo Civati
Pirateria somala
poesia
Politica
psicologia
Pubblicità
Racconti e poesie
Religione
Riccardo De Lauretis
Roberto Carboni
Scienza
Scuola
Scusi può ripetere?
Sergio Manghi
Società
sport
Stefano Santasilia
Storia
Teatro
Tecnofollie
Tonino Drago
Vincenzo Pepe
Virtù del pubblico - Vizi del privato
Vito Mancuso
War
Powered by Blogger.