Rachel è una ragazzina di undici anni. Una bambina, che ama giocare con il suo enorme pastore tedesco Tom sulle colline in fiore vicino a casa sua. Anche se poverissima, la sua vita è felice, e spensierata come quella di ogni bambina che viva in una famiglia che la ama. L’unico suo dolore è per il fratello Louban, costretto a letto da una grave malattia che si potrebbe curare, se solo ne avessero i soldi. Ed ecco che all’improvviso si apre uno spiraglio: i Timovic, vecchi amici di famiglia, sarebbro intenzionati a pagare le spese mediche per il giovanissimo Louban. Senza chiedere nulla in cambio. O quasi…
Un romanzo basato su una storia vera, che Nicolò Angileri - poliziotto in servizio a Palermo presso la sezione del danno ai minori - ha strutturato sulla base di verbali, relazioni e atti giudiziari relativi al caso della piccola Rachel, dai genitori affidata incautamente (e “temporaneamente”) a qualcuno di cui ci si fidava, e finita per diventare la schiava di un uomo che l’ha strappata alla sua famiglia accampando una scusa dopo l’altra. Una storia intensa che non brilla per lo stile della lingua, ma che è in grado di suscitare nel lettore a un tempo tanto la commozione quanto il furore. Terza prova narrativa per l’autore, già vincitore di due premi letterari per i precedenti Angeli e orchi e Destini che nessuno sa.
N. Angileri, Il fiore dei gitani, ed. Città del sole, 2014, pp. 180, euro 12.
(«Mangialibri», 25 novembre 2014; («Pagina3», 8 dicembre 2014)
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