Salvatore Mastronardi è un carabiniere decorato: dopo aver perso una mano in servizio, a causa del proiettile fuori traiettoria di un rapinatore, ha finalmente ricevuto la medaglia che meritava, anche se adesso è in pensione, ha ottant’anni suonati e a qualcuno ogni tanto viene da pensare che suonato un po’ lo sia anche lui. Sua croce e sua delizia è il figlio Aristide, che sognava di fare il carabiniere come il papà fin da piccolo e poi, quando la sua carriera stava cominciando a decollare, ha dismesso la divisa e - secondo il consiglio della moglie - si è messo a fare un mestiere più tranquillo: il libraio. Ma puoi stare veramente tranquillo quando, nell’ombra, continui a fare l’informatore dell’Arma, e all’orizzonte c’è una maxi-operazione che ha a che fare niente di meno che con lo “zio d’America”?
C’è un po’ di tutto in quest’ultimo noir di Massimo Cassani, la polizia e i carabinieri, la Milano che (non) conta e i colossi finanziari statunitensi, il presente a volte avvilente e il passato che non si decide mai a sparire del tutto. Al centro il commissario Sandro Micuzzi, funzionario pluridestituito che tratta l’autorità con sufficienza senza farne mistero e che pur risolvendo i casi più spinosi non riesce ad andare a genio a nessuno; ai cui problemi personali si aggiungono quelli della sua ex-moglie Margherita. Un romanzo solido, dallo stile non sempre eccitante ma stabile e collaudato.
M. Cassani, Soltanto silenzio, ed. TEA, 2014, pp. 367, euro 15.
(«Mangialibri», 5 dicembre 2014)
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