venerdì 12 dicembre 2014

L’economia è una menzogna

Più va scontrandosi con la propria insostenibilità (ambientale, sociale, ecc.) più l’economia dello sviluppo si sforza di ammantarsi di una pretesa scientificità dalle ambizioni assurde e via via più fantascientifiche: anche un bambino capisce che da un pianeta finito non si può tirar fuori una crescita infinita, come il capitalismo globale continua a sognare e a propagandare. Non riuscendo a mantenere le proprie promesse di sempre (ad esempio quella di un benessere maggiore per tutti) l’economia gioca al rialzo, ventilando sfarfallanti ipotesi di progressi tecnologici e biomedici da capogiro; ai quali però comincia a credere sempre meno gente, disillusa dalla crisi permanente e dall’evidente aumento della povertà a livello planetario. L’economia non appare più semplicemente come una dottrina che dice menzogne, ma come una menzogna in sé...
È su questa evidenza che si basa l’ultimo libro di Serge Latouche, dal titolo L’economia è una menzogna. Come mi sono accorto che il mondo si stava scavando la fossa (ed. Bollati Boringhieri) raccolta di tre interviste degli ultimi anni nella quale il grande economista e sociologo francese - meglio conosciuto come uno dei padri della “decrescita” - che spiega come mai l’economia appaia non solo menzognera, ma fondata sulla menzogna: in quanto rivendica radici scientifiche che non può vantare, essendo basata in profondità su convinzioni irrazionali volte in buona parte a giustificare l’avidità e la disuguaglianza. Ma come diceva Gandhi, c’è abbastanza ricchezza al mondo per i bisogni di tutti, ma non per l’ingordigia di tutti: se l’economia del futuro non riparte da qui, non c’è futuro per l’economia. E neanche per noi.

(«Il Caffè», 5 dicembre 2014)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano