Lo Chat Noir è un locale turco dove si può bere champagne o un cocktail e guardare le ballerine danzare fino a notte fonda: da un po’ di tempo la Turchia è meta di giovani donne - anche non maggiorenni - in cerca di lavoro, ma che non sanno fare nessun lavoro se non quello, appunto, di danzare seminude. Bernard de Jonsac è in procinto di ripartire da Ankara e sta passando la sua serata in compagnia di Nouchi, appena giunta dall’Ungheria. Lei cerca di attaccare bottone, ma lui frena: domattina andrà via e non ha intenzione (pur avendone voglia) di impelagarsi nell’avventura di una notte con una sconosciuta che per giunta ha meno di diciotto anni. Ma le racconta che non ha soldi, nemmeno per offrirle la cena. E a lei sembra tanto strano: possibile che quell’uomo francese così distinto, dalle mani curate e dal grosso anello se la passi male come dice? Magari lavora in qualche ambiente diplomatico molto in vista e non vuol farsi vedere dai suoi pari in compagnia di una ballerina da night. Ma chi saranno poi questi “pari”? È veramente un nobile, come il “de” del cognome suggerirebbe? Uno dei tanti romanzi di Simenon senza la figura del celebre Maigret. Un libro romantico, dalla suggestiva ambientazione nella Turchia del secolo scorso, a metà fra il mare e la terra. Non il migliore dell’autore: qui i caratteri dei personaggi vengono lasciati sullo sfondo e stentano ad emergere, rimanendo delineati in maniera solo approssimativa. Questo si avverte in particolare nel personaggio principale che, dopo una prima generica caratterizzazione, perde via via spessore e si appiattisce su un ruolo da spettatore passivo di eventi che non gradisce ma non riesce ad influenzare. Debolezza simmetrica a quella della stessa locanda che dà il titolo al romanzo, dove gli amici si incontrano a commentare le luci (e soprattutto le ombre) della capitale; dalla quale ci si aspetterebbe una presenza centrale, non accessoria (come quella che invece ha) in cui potessero stagliarsi proprio quei caratteri che rimangono alla fin fine indistinti. Un’opera certamente secondaria, insomma, in un panorama altrimenti popolato da lavori ben più entusiasmanti (come ad esempio La Marie du port).
G. Simenon, I clienti di Avrenos, ed. Adelphi, 2014.
(«Mangialibri», 4 dicembre 2014)
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