Essere genitori è un compito molto complesso, non è una novità. Ma può essere perfino inutile, oltre che snervante, se non si sa in che modo accendere il loro interesse verso l’educazione. La disciplina, infatti, non dovrebbe venir subita come qualcosa di limitante, ma recepita come quella “pratica per lo sviluppo dell’autocontrollo e del carattere”: il bambino deve imparare a capirne i vantaggi per sé. Ma poiché non può farlo se è impegnato a piangere (e se il genitore è impegnato nell’illusoria aspirazione a “non farlo piangere mai”), bisogna fare in modo da attrarre l’attenzione del piccolo su ciò che è veramente importante, cominciando a mostrargli che è possibile risolvere i suoi problemi (quelli che generano il capriccio). Ovviamente ci vogliono tempo e pazienza, ma con il metodo giusto tutto può diventare molto più facile...
Elisabeth Pantley, consulente genitoriale le cui opere sono tradotte in diciotto lingue, scrive un libro dall’approccio semplice e diretto, strutturato in capitoli brevi intervallati da tabelle e frequentissime citazioni di mamme e papà alle prese con l’esperienza defatigante - ma illuminante - di genitori; nel quale il problema dei capricci viene affrontato a un elevatissimo livello di dettaglio (con capitoli dedicati a singole questioni, quali il lavarsi i denti o la prepotenza, il comportamento a tavola o il pisolino). E spiega ai genitori - spesso schiavi dei loro miti (come quello, ad esempio, per cui un bravo genitore non perde mai la pazienza) - che a volte per ottenere grandi risultati basta qualche piccolo trucco. E, ovviamente, un metodo collaudato da provare.
E. Pantley, Manuale anti capricci. Il metodo “no cry” per insegnare a rispettare limiti e regole ai propri figli, ed. Erickson, 2014, pp. 300, euro 16.
(«Mangialibri», 4 dicembre 2014; «Pagina3», 10 dicembre 2014)
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