Nel nostro millennio sorto all’insegna della globalizzazione - con tutto il carico di pro e contro, anche psicologici, che questo termine reca con sé - l’interculturalità non è più semplicemente un ambito di studi accademici o la velleità di qualche intellettuale pacifista: l’altro è accanto a noi tutti i giorni e praticamente in ogni momento, dal pianerottolo di casa al luogo di lavoro, dalla fermata dell’autobus alla pizzeria. Non si può eludere il contatto con lo “straniero” né la problematicità dell’incontro, che ad ogni momento rischia di degenerare in “scontro di civiltà”. Questo dovrebbe essere il punto di partenza di ogni filosofia, soprattutto riguardo agli aspetti dell’organizzazione e della giustizia sociale. Sono ancora sostenibili, oggi, cose come “Noi qui si fa così” o il principio di reciprocità?
Salvatore Veca, docente di Filosofia politica alla Scuola Superiore IUSS di Pavia, affronta in queste dieci “conversazioni filosofiche” - caratterizzate dall’essere rivolte a tutti e dal porre questioni che rimangono aperte al confronto, oltre che da uno stile che attinge più al dialogo che al trattato - i temi nodali della cittadinanza e dell’incertezza, dell’etica e della solidarietà, della libertà e della responsabilità, chiudendo con un interessante discorso sull’attualità (e forse sull’indispensabilità) dell’utopia. Volume pubblicato nella nuova collana “Tracce” curata da Raffaella Soldani.
S. Veca, La gran città del genere umano. Dieci conversazioni filosofiche, ed. Mursia, 2014, pp. 160, euro 15.
(«Mangialibri», 9 dicembre 2014)
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