venerdì 5 dicembre 2014
Dalla padella nella brace
Dopo 20 giorni dalla mia richiesta (era il 22 ottobre) di un nuovo contratto telefonico con ADSL, il gestore telefonico cui mi ero rivolto mi ha chiamato. E poi ancora. E ancora. Ma andiamo con ordine.
La prima telefonata mi arriva lunedì 10: una cortese ma risoluta voce femminile del call center mi dice che il tecnico arriverà domani a casa mia per l’installazione. Le faccio notare che avrà difficoltà ad entrare in casa: in quel momento sono a Venezia e non tornerò prima di domenica. Al che mi risponde: «Ma noi dobbiamo andare avanti con questa installazione, la richiesta ha già tre settimane», come se finora fossi stato io a perdere tempo. Le spiego nuovamente la situazione e concordo un appuntamento per lunedì prossimo, 17 novembre.
L’indomani mi chiama un’altra persona: domani - 12 novembre - verrà il tecnico a casa mia per l’installazione. Gli ribadisco la mia invalicabile difficoltà: aggiungendo che ho già preso un altro appuntamento con la sua collega. «Ma io nella sua scheda non vedo niente», mi dice, ancora una volta come se fosse colpa mia. Chiarito l’equivoco mi promette che aggiornerà le informazioni (cosa che la collega - dice lui - non ha fatto). Chiudo contento di aver risolto. Tuttavia il giorno dopo - è mercoledì 12 novembre - mi chiama il tecnico dicendomi che si trova sotto al mio palazzo e vorrebbe salire: ma al citofono non risponde nessuno. Spiego anche a lui la cosa e solo dopo lungo tempo lo convinco a prendersela con i suoi colleghi invece che con me. E sarebbe niente (o quasi) se finisse qui: il giorno dopo - siamo ormai a giovedì - mi chiama il quarto personaggio (giuro che non sto inventando niente) e mi dice che il tecnico il giorno prima non è riuscito a svolgere l’intervento. «Come mai?» mi chiede. E io, testualmente, gli rispondo: «Se le spiego questo, mi promette che sarà poi Lei a spiegarmi perché c’è bisogno di ripetervi quattro volte le stesse cose?». Ma alla fine un errore può capitare a chiunque e ci salutiamo amichevolmente: appuntamento a lunedì 17, alle ore 17 (difficile confondersi).
Poi arriva lunedì. La mattina mi chiama il tecnico, per dirmi che lui è disponibile solo in mattinata. Non imprecare è talora un’arte, ma a volte rasenta il miracolo. Gli spiego che sono al lavoro e lui mi dice che non potrà venire/che non sa/che vedrà che può fare. Alla fine - forse mosso a compassione - viene alle 17 e collega tutto l’impianto; aggiungendo che il collegamento a internet funziona, ma io non posso usarlo perché mi manca il modem. E chi deve consegnarmelo? Boh. E quando? A ri-boh. Chiamo in sua presenza il numero verde e mi si dice con un candore che stento a ripetere che il modem arriverà successivamente, non si sa tra quanti giorni, perché loro lo spediscono solo ad impianto completato (“sa, per evitare spedizioni inutili se poi il contratto non va a buon fine…”). Quindi per i nuovi clienti è programmato un buio internet di almeno una settimana? Ebbene sì.
Insomma, la solita storia dell’azienda privata che lavora uno schifo? Sì; ma con le compagnie telefoniche, diciamoci la verità, è troppo facile. Avevo cambiato gestore perché quello precedente non mi sembrava all’altezza. Ma stavo meglio quando stavo peggio.
(«Il Caffè», 28 novembre 2014)
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