È proprio vero: Napoli è una città dove puoi trovare di tutto. Per esempio, puoi trovare quello che gli hanno rubato la macchina nuova e che, tramite gli amici degli amici (capisc’ a me), riesce a farsela restituire: è il classico “cavallo di ritorno”, paghi mille euro e la macchina ricompare. C’è chi si affida ai numeri del lotto, chi specula sulla fame della gente, chi entra ed esce dalla parte sotterranea che conosce a menadito (tra una rapina e l’altra, s’intende). E questo è il meglio, ma c’è anche il peggio, quei «guai morti incidenti ammazzamenti sparatorie furti sgarri ed altre rotture di cazzo» cui come al solito dovrà pensare il commissario Ugo Peppenella, che «ha cinquantatré anni ma si è rotto i coglioni». Non abbastanza tuttavia da smettere di indagare su quei casi di omicidio ancora irrisolti a cui ha dedicato gli ultimi mesi: uno come lui, che lavora a Napoli da tanti anni ed è riuscito a rimanerci nonostante sia juventino, non molla facilmente…
Peppe Lanzetta torna con un nuovo libro, il suo primo noir, ambientato a Napoli, caratterizzato dal consueto uso naturale e appropriato del dialetto. Per un’indagine che porterà il protagonista - al di là di ogni tetra aspettativa - a fare i conti con ciò che ha di più caro al mondo. Buona anche la cura editoriale del volume, rilegato a filo con bandelle. Con la Prefazione di Maurizio De Giovanni.
P. Lanzetta, Il cavallo di ritorno. La prima indagine del commissario Peppenella, ed. CentoAutori, 2004.
(«Pagina3», 27 novembre 2014; «Mangialibri», 27 novembre 2014)
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